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Trovare un mentore

Il medico e il viaggio dell’eroe

Dice il percorso del Viaggio dell’eroe che, una volta trovato il coraggio di varcare la soglia, si trova un mentore. Il mentore si trova, e non sempre corrisponde alla figura che si sta cercando, ma sicuramente è ciò di cui abbiamo bisogno in quel momento. Bisogna solo saperlo accogliere.

È ovvio che il medico, nel suo viaggio, abbia un mentore accanto, ma non sempre lo riconosce.

Si pensa che il mentore sia un docente universitario, il professore che permette l’accesso alla specializzazione, il primario, il direttore…


Si cerca il mentore nelle posizioni apicali che si incontrano nella professione, ma non è detto che sia così.



Il mentore, quello vero, è colui che ci guida nell’essenza della professione, che fa capire tutto il valore del giuramento di Ippocrate, che insegna la comunione tra persone e professione medica.

C’è, si incontra, e per diventare grandi medici è importante riconoscerlo e ascoltarlo, perché il grande medico è colui che percorre il suo viaggio, non chi ha solo titoli roboanti o studi lussuosi.

E non possono mancare due parole sui compagni di viaggio, preziosi, e talvolta guide loro stessi.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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