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A scuola con Harry Potter: fare la differenza

Se pensi di essere troppo piccole per fare la differenza, prova a dormire con una zanzara. Dalai Lama

Sono passati 20 anni dall’uscita nelle sale del primo film della saga di Harry Potter: è dunque facile trovare i film da rivedere. Io approfitto di questo anniversario per ricordare come alcuni passaggi dei film possono essere estremamente utili per trasmettere concetti e valori ai vostri alunni, e vi sfido a ritrovare sui libri questi stessi momenti.


Bambini, adolescenti (e adulti) hanno spesso timore di essere poco importanti, di non essere abbastanza.

Diventa dunque difficile identificarsi con Harry, il prescelto, anche se Harry Potter non ha certo manifestazioni di arroganza o superiorità.


Ron può aiutare: spesso sembra l’amico gregario, e lui stesso ha crisi di ruolo. Ma rimane pur sempre un protagonista, al centro della scena.


Io sono invece affascinata da Neville Paciock.

Nei primi anni, Neville è un ragazzino cicciottello e imbranato e, anche se a tratti emerge il suo coraggio, risulta sempre sullo sfondo.

Eppure è lui a fare la differenza nella battaglia finale.

È a lui che il Cappello parlante porge la spada di Grifondoro che, come sappiamo, arriva solo a chi è un vero grifondoro, forte e coraggioso.

È lui che uccide il serpente Nagini, l’ultimo Horcrux creato da Vordemort, rendendo possibile la totale distruzione di Vordemort.

Ed è ancora lui, Neville, che nel momento più buio, quando sembra che Harry sia morto, esorta gli altri a continuare a combattere perché non è importante seguire un leader, ma perseguire i valori.

Autore: Carla Fiorentini 23 febbraio 2025
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Il 20 Marzo sarà, come ogni anno, la Giornata mondiale della felicità.
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Se due individui sono sempre d'accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi. - Sigmund Freud.
Autore: Carla Fiorentini 19 gennaio 2025
La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
Autore: Carla Fiorentini 13 gennaio 2025
A quasi tutti è capitato di dirlo o di sentirselo dire: facciamo qualche riflessione in merito.
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