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Guarigione

Pensi ci siano differenze tra la definizione di guarito e clinicamente guarito?

Secondo il dizionario dell’enciclopedia Treccani

  • Guarigione: riacquistare la salute
  • Guarigione clinica: essenzialmente la scomparsa dei sintomi.

E se, invece, spostiamo il punto di vista…

Ci sono malattie che non permettono la guarigione clinica: sono croniche o lunghissime. Penso anche al mio tumore. Sono passati dieci anni, sto bene, eppure l’oncologo mi ha rinnovato l’esenzione 048 e mi ha detto di continuare i controlli perché è un tipo di tumore che può ancora dare recidive o tumori secondari.

Tecnicamente sono in guarigione clinica (non ho sintomi), ma non sono guarita.

Poi ci sono molte persone che conosco che, con malattie gravi e croniche, che hanno sintomi, ma ritengo si possano ritenere guarite.

Intendo guarigione come accettazione della malattia, conduzione della vita migliore possibile, desiderio di vivere appieno… sono tante le persone così.

Per come la vedo io sono persone che hanno completato il loro viaggio dell’eroe sull’esperienza malattia, un viaggio iniziato con la diagnosi, terminato con la consapevolezza e la conquista di una vita felice, con o nonostante la malattia.

A loro pensavo quando ho creato Percorsi insieme - dalla diagnosi alla felicità e credo, nel tempo, di aver davvero aiutato qualcuno.

Autore: Carla Fiorentini 23 febbraio 2025
Mi dispiace doverlo ammettere: la gestione delle persone attraverso la paura funziona.
Autore: Carla Fiorentini 23 febbraio 2025
Se pensi di essere troppo piccole per fare la differenza, prova a dormire con una zanzara. Dalai Lama
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Uno stile di management che non trovi sui libri
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Il 20 Marzo sarà, come ogni anno, la Giornata mondiale della felicità.
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Dedicato a chi si occupa di salute
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Esercizio in visualizzazione guidata
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Se due individui sono sempre d'accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi. - Sigmund Freud.
Autore: Carla Fiorentini 19 gennaio 2025
La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
Autore: Carla Fiorentini 13 gennaio 2025
A quasi tutti è capitato di dirlo o di sentirselo dire: facciamo qualche riflessione in merito.
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