Come laureata in chimica, questa frase mi è familiare da molto tempo, però ho impiegato molti anni, e molte esperienze, per capire che non si tratta solo di chimica, materia, energia e mondo fisico, ma di una grande lezione di vita.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma…
La nostra vita è scritta nel DNA, nell’anima che, secondo me, ci portiamo dietro vita dopo vita, nei genitori che scegliamo, nel karma, nel dharma, se vuoi nel destino…
Le nostre scelte sono, sì, determinanti, ma (secondo me) come strumento di trasformazione. Non possiamo cambiare il vento, ma possiamo orientare le vele: ecco un’altra frase che mi ha segnato profondamente.
Nessun genitore è perfetto, ovviamente, anche perché l’equazione che potrebbe determinare la perfezione comprende non poche variabili: i genitori, la loro storia, le loro esperienze, gli antenati e i figli, ciascuno con un proprio carattere.
Però possiamo scegliere se usare i limiti e difetti dei nostri genitori come limitazioni per noi, sofferenze, fardelli, o trasformarli, facendoli diventare fonte di apprendimento e crescita.
Trasformare è magia.
Non per niente la capacità di trasformare, nel viaggio dell’eroe, viene attribuita all’archetipo del mago.
No, nessuna illusione: non abbiamo bacchette magiche che permettano trasformazioni istantanee.
Trasformare, nella vita, è un gioco di pazienza, costanza e resilienza, se proprio vogliamo usare questo termine così di moda.
Trasformare è magia perché intanto che noi siamo impegnati ad elaborare qualcosa, recuperare qualcos’altro, digerire difficoltà, la vita stessa ci trasforma, al punto che talvolta trascorriamo anni a combattere draghi che sono già da tempo spariti dalla nostra vita.
Mi spiego meglio.
Talvolta scopriamo che quella paura, quel blocco, è legato ad una precisa esperienza, spesso infantile. La scoperta è, insieme, meravigliosa e spaventosa.
Possiamo scegliere se elaborarla, e trasformarla, o riconoscerla semplicemente come impedimento.
L’impedimento ha dei vantaggi: è una perfetta giustificazione per tante cose, comportamenti, reazioni.
La realtà, però, è che nel momento in cui identifichiamo l’esperienza responsabile di tanta sofferenza cominciamo ad elaborala spontaneamente e, poco a poco, involontariamente, sciogliamo i nodi e spezziamo le catene. Tuttavia, non di rado, ci aggrappiamo a quel dolore e continuiamo, anche per molti anni, ad attribuire ad esso molte responsabilità, ad usarlo come scusa, e magari a cercare di eliminarlo, pur sapendo che nulla si distrugge, ma tutto si può trasformare.