Strane storie

Metaprogrammi e reggenza inglese

Storia
L’insegnante ha tenuto una lezione sul periodo della Reggenza inglese, momento storico ricco di personaggi e avvenimenti che hanno profondamente segnato la storia europea. Ha poi chiesto agli alunni di fare un gruppo di studio sull’argomento, e ciascun gruppo, composto da quattro studenti, può scegliere cosa approfondire.
Ora Luca, Claudio, Anna e Laura si sono riuniti e devono scegliere l’aspetto del periodo storico approfondito dal loro gruppo.
Luca
  • Secondo me dobbiamo dare un quadro logico degli avvenimenti, il loro concatenarsi, dimostrare la logica del causa-effetto che traspare da tutto il periodo, a cominciare dal 1811, quando venne riconosciuta l'incapacità di Giorgio III di governare l'impero inglese e venne designato come "Reggente" fino alla sua morte il figlio Giorgio IV e dovremmo descrivere l’influenza della Francia di Napoleone sull’intero periodo e motivarne le ragioni.
Claudio
  • Io credo che dovremmo concentrare la nostra attenzione su ciò che è avvenuto in quel periodo. Vi ricordo che si combatteva: le guerre napoleoniche e la battaglia di Waterloo sono in quegli anni. È un periodo denso di avvenimenti, di fatti. La gente combatteva, scriveva, costruiva. Gli inglesi si sono battuti all’esterno contro Napoleone, ma anche all’interno contro la corruzione nell’esercito, o contro la criminalità interna. Hanno fatto un mucchio di cose! E poi direi di non stare tanto qui a discutere, ma cominciare a lavorare. Abbiamo poco tempo, non perdiamoci in filosofie inutili!
Anna
  • Sì, ma quello che è successo, le cose che hanno fatto, sono già note a tutti. Secondo me è più interessante concentrarci sulle persone. Giorgio III impazzito, il principe di Galles un po’ strano, Jane Austin che proprio in quel periodo comincia a scrivere i suoi romanzi più belli, ma anche sir Walter Scott scrive Ivanhoe, un personaggio leggendario. E poi ci sono il Duca di Wellington, Beau Brummel, Lord Byron, Horatio Nelson, …
Laura
  • Uffa, sei sempre la solita, come se il mondo fosse limitato alle persone. Invece in quel periodo è nato lo stile neoclassico, i mobili diventano lineari e funzionali, anziché ricchi di decorazioni, gli abiti assumono la foggia impero, a vita alta. E poi ci sono gli abiti maschili, così stretti che ci voleva il cameriere per riuscire ad indossarli, e alcuni mettevano sacchetti di sabbia ai polpacci per mostrare i muscoli che non avevano. E poi la fine delle parrucche, l’invenzione del valzer … 
Domande
  • I suggerimenti dei quattro ragazzi nascono da un loro diverso modo di vedere il mondo che ha una definizione ben precisa. Quale? 
Risposta
I suggerimenti dei quattro ragazzi nascono da un loro diverso modo di vedere il mondo che ha una definizione ben precisa. Quale? 
Luca, Claudio, Anna e Laura vedono il mondo attraverso filtri secondari diversi, usando il metaprogramma Informazioni – Attività – Persone - Cose. 
Luca utilizza il metaprogramma Informazioni
Chi usa questo filtro tende a dare moltissime spiegazioni (anche non richieste o non necessarie): il suo fine è quello di fornire una concatenazione logica di informazioni e di eventi.
Questo tipo di persone usa spesso la categoria logica di causa-effetto ed il suo linguaggio sarà ricco di congiunzione e avverbi che colleghino e rendano coerente un disegno logico inteso a svelare quello che c’è dietro.
Però il linguaggio sarà spesso di tipo astratto, privilegiando appunto la logica, le connessioni e gli eventi piuttosto che le persone o le azioni. Chi vede il mondo attraverso il metaprogramma informazioni ha bisogno di “capire” e di trovare una logica ed una coerenza a tutto, altrimenti si sente insicura e a disagio.
Claudio utilizza il metaprogramma Attività
Queste persone hanno un costante bisogno di fare, e raccontano sempre le cose che stanno facendo o hanno fatto o che faranno. Il loro linguaggio è costellato di verbi indicanti azioni.
Chi sente l’influenza del filtro attività è decisamente inadatto alla vita contemplativa, ma soprattutto soffre i periodi di inattività e non sopporta le attese.
Anna vede il mondo attraverso il metaprogramma Persone
Chi usa questo filtro sarà sempre circondato da altra gente, le relazioni interpersonali hanno un ruolo dominante e imprescindibile, tanto che ricorderà benissimo i nomi delle persone che incontra.
Facendo degli altri il punto di riferimento, costoro riescono solitamente a capirne il carattere e le qualità.
Chi usa il filtro persone fatica a stare solo, e ha bisogno di un lavoro che gli permetta di stare in mezzo alla gente.
Il linguaggio rispecchia le caratteristiche indicate: ci saranno numerosi riferimenti a terze persone, spesso citate per nome, e segnalazioni relative a persone incontrate più che ad ogni altro elemento.
Laura utilizza prevalentemente il metaprogramma Cose
Queste persone hanno la vita, e la conversazione, costellata di oggetti.
Ricorderà perfettamente, nei minimi particolari, gli oggetti che ha visto in un negozio, ma non la commessa. 
Le cose sono il suo riferimento, le caratteristiche tecniche degli oggetti la sua passione. Però se la conversazione verte su temi personali sarà a disagio, e se ciò che deve fare richiede elementi astratti sarà a disagio e tende ad estraniarsi.

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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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