SOFT SKILLS - Il ruolo del dialogo
Due monologhi non fanno un dialogo. Arthur Bloch - Legge di De Never sui dibattiti

Il dialogo è uno scambio tra due o più persone.
Ci sono dialoghi banali, quotidiani: Compri tu il pane? Sì, certo, come sempre. Cosa vuoi stasera per cena? Cosa ne dici di una bistecca con pomodori in insalata? Va bene.
Ci sono dialoghi che cambiano la vita, come i colloqui di lavoro, o quando si stabilisce il futuro di una convivenza, o si parla con un figlio adolescente in crisi …
E c’è tutto il resto …
- Le chiacchiere con gli amici
- Le lezioni a scuola e gli scambi con studenti e colleghi
- Le riunioni
- Le chiacchierate in famiglia
Sono tutti dialoghi, e non esiste una reale e sostanziale diversità tra tutte queste forme di dialogo.
Non so a voi, ma a me è capitato di arrivare al battibecco con mio marito perché mi aveva chiesto di comprare il latte, io avevo detto di sì, e poi … In realtà non avevo minimamente ascoltato.
Capita anche di litigare ferocemente per errate interpretazioni di cose dette …
Sul lavoro, soprattutto in alcune aziende, sono molto frequenti le riunioni fiume, dove tutti parlano molto a lungo, ma … non chiedete poi di fare una sintesi perché, in realtà, non è stato detto nulla, e men che meno deciso alcunché..
Esistono vere e poprie tecniche di dialogo, ma vorrei fin da ora segnalarvi cosa è necessario saper fare per ottenere un buon dialogo:
- ascoltare: ascoltare le parole, il tono di voce, la comunicazione non verbale, essere consapevole che ogni parola porta con sé significati legati alle esperienze di ciascuno
- parlare: raccogliere i propri pensieri ed esprimerli. I pensieri vanno sintetizzati e chiariti, bisogna trovare le parole e le modalità per esprimerli
- verificare la comprensione reciproca: controllare se si è capito e se ci si è spiegati
e poi c’è la parte più complessa del dialogo:
- sospendere il giudizio verso l’altro (o gli altri). Accogliere invece di reagire.
- essere disposti a cambiare. Parlare per convincere è sempre e solo un dialogo parziale, che segue inesorabilmente la logica del giudizio e del vincere o perdere, persino quando si comunica a fini educativi.
In un buon dialogo le posizioni di arrivo non sono mai le posizioni di partenza, e non perché si è arrivati ad una mediazione, ma perché si è giunti ad una maggiore comprensione. E non importa, fondamentalmente, se la comprensione riguarda l’opinione altrui e si è quindi modificata la propria o dialogando si è raggiunta una maggior consapevolezza delle proprie idee, incluso qualche illuminazione.
Imparare a dialogare è una strada che non si finisce mai di percorrere: ciascuno può imparare a migliorare ogni giorno. Ed è proprio questo apprendimento continuo che rende il dialogo affascinante.