SOFT SKILLS - Come ascoltare

Informazioni sulle modalità di ascolto

Molte scuole di comunicazione hanno definito e codificato i diversi tipi di ascolto. Il mio obiettivo non è quello di segnalare uno o l’altro concetto di teoria, ma aiutare nella riflessione e nella messa in pratica.

Ecco quindi alcuni concetti teorici sulle diverse modalità di ascolto, per poi passare alla pratica.

  • ascolto passivo: si sentono le parole, ma entrano in un orecchio ed escono dall’altro. In genere avviene quando c’è un completo disinteresse o quando, uditi alcuni concetti, ci si concentra su quanto dire appena possibile, dimenticando che l’altro sta ancora parlando
  • ascolto selettivo: si sente solo quello che si vuole sentire, ossia si filtra il messaggio.
  • ascolto riflessivo: pone attenzione a tutto il messaggio, viene utilizzato per chiarire quanto viene detto. Chi ascolta è una cassa di risonanza di chi parla e l’ascoltatore riflette, come uno specchio, le idee dell’interlocutore. Questo tipo di ascolto è spesso quello usato da psicologi e psichiatri.
  • ascolto attivo: l’ascoltatore risponde a chi parla basandosi su quanto ha compreso del messaggio che gli è stato inviato. L’ascolto attivo è indiscutibilmente il più utile e il più efficace in qualunque tipo di relazione non superficiale, ed è assolutamente necessario in alcune situazioni.
  • Ascolto generativo: è la forma più profonda e intima di ascolto. C’è totale sintonia, e questo fa sì che gli stessi pensieri degli interlocutori si fondano, creando qualcosa di nuovo.

L’ascolto passivo è abbastanza facile da identificare: i “sintomi” sono solitamente marcati nel messaggio non verbale (generalmente non c’è il contatto degli occhi, o l’espressione dell’ascoltatore è distratta, assente), ma sono frequenti anche le interruzioni, o il fatto che la risposta, o la reazione, non è completamente allineata con ciò che è stato detto. Tuttavia l’ascolto passivo non sempre manifesta “cattive intenzioni”: può essere sintomo di concentrazione su qualcos’altro, o di preoccupazione. Le complicazioni sono maggiori quando l’ascolto è definibile passivo perché si è totalmente concentrati su quanto si vuole dire, e poco importa ciò che dicono gli altri: questo si trasforma spesso in ascolto selettivo.

L’ascolto selettivo è spesso l’anticamera di una lite o, per essere più precisi, molto spesso nelle liti c’è una forte presenza di ascolto selettivo. Per onestà, umana e intellettuale, va però detto che l’ascolto selettivo è il tipo di ascolto più frequente, e non certo per cattive intenzioni: nella maggior parte del nostro tempo noi seguiamo il filo dei nostri pensieri, quindi per ascoltare profondamente qualcun altro dobbiamo essere molto interessati o fare uno sforzo di volontà, e tutti noi, indistintamente, veniamo “colpiti” da qualcosa che è fortemente analogo o noi o, al contrario, fortemente contrastante. C’è però un'altra avvertenza fondamentale sull’ascolto selettivo. Molto frequentemente, soprattutto nella vita quotidiana, si manifesta “a distanza”. In pratica vi sembra che il dialogo sia stato scorrevole e proficuo. Poi, a distanza di giorni, il vostra interlocutore sostiene che “avete detto che …”. O, ancora, una terza persona vi riferisce che voi avete detto …

L’ascolto riflessivo può essere molto utile, ma talvolta è subdolo. La sua utilità è fondamentalmente quella di rendere chi parla pienamente consapevole di cosa dice. Dialogare con qualcuno che, inconsciamente, pratica l’ascolto riflessivo è davvero difficile. In genere queste persone ripetono esattamente le vostre ultime parole, o più spesso sono loro a concludere i vostri vocaboli o le vostre frasi. (vi è successo, vero? Tutti abbiamo un amico o un parente che lo fa!). Chi non ha studiato le tecniche di comunicazione ha spesso l’illusione che chi adotta questi comportamenti sia un ascoltatore attento: conclude le mie parole! Tutt’altro! Dal punto di vista dell’ascolto equivale a chi concorda costantemente, dicendo sempre sì o annuendo col capo. In realtà, avreste avuto decisamente più successo argomentando col vostro ficus Benjamin che sta perdendo le foglie.

L’ascolto attivo è una vera tecnica che richiede comportamenti e attenzioni quali

  • ascoltare il contenuto
  • controllare la propria comunicazione non verbale e porre attenzione alla comunicazione non verbale dell’altro
  • piena consapevolezza di ciò che si vuole dire e ciò che si dice
  • ascoltare con partecipazione e senza giudicare
  • utilizzare domande e parafrasi per approfondire il dialogo

L’ascolto attivo è il vero componente di un dialogo sincero, in cui si desidera comprendere l’altro e raccontare se stessi.

L’ascolto generativo… è magia. 

Autore: Carla Fiorentini 12 ottobre 2025
Se facessimo una classifica di pazienti modello gli italiani non sarebbero certo ai primi posti, lo sappiamo da anni. Sappiamo che gli italiani si auto riducono i dosaggi, terminano le cure prima di quanto ha detto il medico, non rispettano le posologie, … Ora, a tutto questo, si è aggiunta una sorta di auto-riduzione dei farmaci prescritti. Ma il vero problema è che ora tutto ciò che già accadeva, e molto di più, è originato dalle difficoltà economiche in cui versano molti italiani. E se prima le autoriduzioni di posologia o durata della terapia erano frequenti soprattutto nelle patologie acute, oggi la rinuncia alla terapia, o la sua drastica riduzione, avviene soprattutto nelle patologie croniche. E raramente il medico è a conoscenza della situazione: il paziente non ha la forza, o il coraggio, di dichiarare al medico la sua realtà. Ancora una volta, dunque, è il farmacista colui che ha maggiormente il polso della situazione, e che è chiamato, sebbene non ufficialmente, a supportare il paziente. Cosa può dunque fare il farmacista? Il mio parere personale è di creare una vera e propria rete di allerta, sostegno e valutazione che coinvolga il farmacista “di quartiere” e il medico di base, che abbia anche la possibilità di intervento reale nel fornire farmaci a chi, davvero, rinuncia alle terapie per motivi economici. È un sogno, lo so. Rimanendo su azioni concrete credo che il farmacista possa fare molto con le sue capacità di sostegno e consiglio, senza sostituirsi al medico. Credo anche che il futuro sia nello sviluppo di competenze di coaching per il medico e il farmacista. Competenze che permettono di motivare il paziente, supportarlo durante la terapia, finalizzare le cure, e ridurre anche i costi in numerose sfaccettature del sistema sanitario consentendo così di ricavare risorse per fornire terapie totalmente gratuite a chi, altrimenti, non può permettersele. Un sogno anche questo, ma più facile da raggiungere rispetto al precedente.
Autore: Carla Fiorentini 28 settembre 2025
Non è, ovviamente, mia intenzione dare consigli su rimedi della nonna, antiche ricette o terapie alternative, ma solo riflettere, e farvi riflettere, su come rispondere al paziente che vi racconta di cure di supporto che, a lui, appaiono tanto efficaci. Le situazioni sono molteplici, e i rimedi sono infiniti. Si va dai consigli alimentari alle cure palliative, dai decotti alle sciarpe rosse: si usa di tutto e si sente di tutto. Talvolta sono i rimedi della nonna, altre volte sono antiche ricette lette su qualche rivista di salute, o consigli letti sul web o ricevuti da qualche amico. Siatene certi: la maggior parte dei vostri pazienti fa uso di qualche rimedio, integratore, elemento salutistico o alimento prodigioso, sia che ve lo racconti sia che stia in totale silenzio . Ci sono gli alimenti salutari, le medicine alternative, i rimedi tramandati in famiglia, le pubblicità … È chiaro che il medico dovrà valutare caso per caso, ma ci sono alcune raccomandazioni (dettate dal buon senso, oltre che dallo studio della comunicazione) che valgono sempre. Il primo consiglio è che è sempre meglio sapere tutto quello che il paziente assume o fa, soprattutto se siete il medico di famiglia che tiene le fila della sua storia clinica. Se contestate, sminuite, rifiutate o ridicolizzate ogni rimedio che i vostri pazienti ritengono efficaci ciò che otterrete non sarà l’eliminazione delle aggiunte, palliative o terapeutiche, ma solo e semplicemente il paziente smetterà di raccontarvi ciò che assume . Il secondo consiglio, strettamente correlato al primo, è che l’effetto placebo, nelle sue diverse forme, è un fattore fondamentale per la guarigione, di qualunque malattia. Visto che parliamo di rimedi della nonna citerò le parole di mia nonna, quando mi trovò (avevo circa un anno) a mangiare i chicchi d’uva raccolti da terra poiché non arrivavo ai filari: quel che non strozza, ingrassa. Quello che non fa male, va bene. Imparate quindi ad accettare quei rimedi che non fanno alcun danno, e accettateli di buon grado. Eliminate, invece, drasticamente ciò che è rischioso o, meglio ancora, sostituitelo con qualcosa che sia innocuo o davvero di supporto. Potrete così mantenere alto l’effetto placebo e, contemporaneamente, conservare la fiducia del vostro paziente e un alto livello di dialogo.
Autore: Carla Fiorentini 28 settembre 2025
Un pizzico di teoria utile in un video
Autore: Carla Fiorentini 7 settembre 2025
Dal mio libro Quattro passi in galleria- quando non vedi la fine del tunnel, arredalo , che si può acquistare on line oppure ordinare in libreria, Il racconto del momento in cui sono stata costretta a tagliare i capelli, che sarebbero caduti (tutti!) con la chemioterapia
Autore: Carla Fiorentini 7 settembre 2025
Riflessioni
Autore: Carla Fiorentini 4 settembre 2025
Dopo una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche e oltre 20 anni di carriera in aziende farmaceutiche multinazionali, e continuando ad aggiornarmi anche da quando faccio la libera professione, credevo si sapere molto sui placebo e sull’effetto placebo. Ma questo libro mi ha affascinato e fatto fare nuove scoperte fin dalle prime pagine. I suoi pregi sono moltissimi. I pregi pratici: è piccolo, leggero, economico. Può essere messo in borsa e letto ovunque. E anche queste piccole cose non sono da sottovalutare. È scritto benissimo. Si pone l’obiettivo di essere un testo divulgativo, e lo è davvero . Ricchissimo di cultura e di riferimenti storico – letterari – filosofici manca totalmente di pomposità o frasi contorte che spesso si trovano in questo tipo di libri. Qui c’è la cultura vera. Einstein diceva “ Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna ”, affermazione che condivido appieno perché chi sa davvero sa anche semplificare i concetti. Fabrizio Benedetti sa. Sa spiegare, sa affascinare. E il libro è anche affascinante per i contenuti, il rigore scientifico. È imperdibile per tutti coloro che lavorano in ambito salute, ed è utile per tutti.
Autore: Carla Fiorentini 4 settembre 2025
Il titolo completo del libro è Intelligenza emotiva Cos’è e perché può renderci felici. Daniel Goleman è sicuramente il più autorevole esperto mondiale di intelligenza emotiva. Il libro viene talvolta dichiarato “fuori catalogo”, ma vi assicuro che si trova ancora, sia in libreria che per gli acquisti on line. Queste le notizie pratiche. E poi, che dire? È interessante, scritto bene, leggibilissimo. E, soprattutto, imperdibile per chiunque abbia interesse per le relazioni umane, per chi educa, collabora o guida altri esseri umani.
Autore: Carla Fiorentini 30 agosto 2025
Un libro meraviglioso e, credo, particolarmente utile in questo periodo in cui la scuola va protetta, ripensata, resa più utile…
Autore: Carla Fiorentini 8 giugno 2025
Non sono pazza: l’attuale presidente degli USA ha di fatto rinunciato al potere.
Autore: Carla Fiorentini 16 marzo 2025
Spesso le diverse parti di noi discutono tra loro ...
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