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Referente interno – esterno Esercizio

Prosegue lo studio del metaprogramma Referente esterno o interno.

Dopo aver esaminato La teoria, abbiamo visto come questo metaprogramma può essere utile nella Relazione con il paziente o con lo studente e, infine, abbiamo avuto la possibilità di determinare con un Test qual è il metaprogramma prevalente per noi. È ora il momento di un esercizio per aumentare la flessibilità.

Razionale dell’esercizio
Ribadisco che non c’è un comportamento migliore, e che generalmente non siamo rigidamente codificabili sempre in una categoria. Tuttavia abbiamo dei comportamenti prevalenti, e talvolta non risultano essere utili, quindi conviene essere disponibili a provare anche un comportamento diverso.

Esercizio
Cerca ora una situazione positiva in cui hai usato palesemente il tuo metaprogramma preferito (referente interno o esterno è indifferente).
  • Che vantaggi hai avuto?
  • Che rischi o problemi hai evitato?
E, per finire, poniti qualche domanda
Se per te è preponderante il referente interno
  • Chi ti è vicino, si sente abbastanza considerato?
  • Chi ti fa complimenti sinceri si sente snobbato?
  • Se hai un periodo di crisi, come puoi uscirne?
Se per te è preponderante il referente esterno
  • Se le persone che ami hanno dei problemi, chi può aiutarli?
  • E se qualcuno volesse danneggiarti, o è invidioso di te, perché ascoltarlo?
  • A volte, non conviene far valere la propria opinione anche con forza?
Alla prossima puntata!

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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