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Recita scolastica

La time line

Storia
Tiziana e Gloria, maestre in una seconda elementare, annunciano ai bambini di voler preparare una recita per la fine dell’anno scolastico, e chiedono ai bambini di pensare a che ruolo vogliono avere.
C’è un ruolo per tutti – dice Tiziana – potete recitare nelle parti principali, aiutare per i costumi, per le scene, entrare nel coro, ballare … Non abbiamo ancora deciso cosa recitare, quindi se avete idee ditelo. Per ora pensate solo a cosa vi piacerebbe, poi ci sarà tempo per organizzarci.
Salta su Carla, una bimba solitamente timida. 
Maestra! Ma la fine dell’anno è tra pochissimo! E, gesticolando con la mano, fa segno alla sua destra indicando uno spazio poco lontano da lei.
Ma va’, risponde Michele, suo amico e compagno di banco. La fine dell’anno è lontanissima!! E indica un punto lontano davanti a sé. 
Tiziana e Gloria, sorridendo, li lasciano discutere e poco alla volta ogni bambino dice la sua. Poi Gloria interviene: abbiamo una proposta.
Domande
  • Chi ha ragione tra Carla e Michele? In una ipotetica linea che unisce il passato e il futuro, la fine dell’anno scolastico (che è tra circa 4 mesi) è a destra o dritto davanti?
  • E quale potrebbe essere la proposta delle insegnanti?
Risposta
Chi ha ragione tra Carla e Michele? In una ipotetica linea che unisce il passato e il futuro, la fine dell’anno scolastico (che è tra circa 4 mesi) è a destra o dritto davanti?
Hanno ragione entrambe.
È stato dimostrato che esistono due tipi fondamentali di linee del tempo, cioè di modalità di interpretazione del tempo.
  • Ci sono persone che vedono il futuro davanti a sé e il passato dietro le spalle.
  • Ci sono persone che vedono sia il passato che il futuro davanti a sé, ai due lati di loro stessi (ad esempio il futuro a destra e il passato a sinistra).
La configurazione del tempo come rappresentata nell’immagine a sinistra viene definita “in time”: il passato e il futuro sono uniti da una linea immaginaria che attraversa la persona.
  • Le persone che hanno questa percezione del tempo sono più portate a vivere “qui e ora”, ma hanno maggiori difficoltà ad accedere ai propri ricordi (se il passato è dietro le spalle, per vederlo bisogna girarsi).
  • In genere quando parlano del passato lo rivivono in pieno: vedono i ricordi attraverso i loro stessi occhi. Hanno quindi più facilità a visualizzare il futuro che a rielaborare il passato esaminando le proprie reazioni (vivono in modalità associata: vedono se stessi dall’interno).
  • Solitamente hanno difficoltà di pianificazione del loro tempo, in quanto la pianificazione e l’organizzazione del tempo richiedono la modalità dissociata (vedere se stessi dall’esterno).
La configurazione del tempo rappresentata nell’immagine a destra viene definita “through time” (attraverso il tempo): il passato e il futuro sono uniti da una linea curva che tange la persona, senza attraversarla.
  • Le persone che hanno questa percezione del tempo vivono il tempo come un continuum, privo di interruzioni.
  • Tendono a rivedere i ricordi in modalità dissociata, quindi hanno più facilità ad analizzare se stessi, mentre per loro può essere più complesso visualizzarsi nel futuro (la visualizzazione richiede la modalità associata).
  • Sono bravi a pianificare e organizzare il tempo: generalmente hanno percezione dell’orario e riescono a rispettare con più facilità le scadenze.
A queste modalità si aggiungono altre informazioni utili. 
  • Per qualcuno la prossima settimana è a pochi centimetri di distanza, mentre per altri è lontana diversi metri.
E quale potrebbe essere la proposta delle insegnanti?
Ovviamente non esiste una time line “”giusta” o “sbagliata”. Imparare a gestire la propria linea del tempo, cambiarla, usarla in maniera flessibile è molto importante. Ciascun bambino potrebbe quindi disegnare la propria time line, da oggi alla data della recita, indicando le tappe necessarie per arrivare alla recita con tutto pronto. 
Oppure potrebbe venir disegnata una time line comune, a cui tutti si adeguano. 
Poco importa la scelta che viene fatta, ciò che è importante è che i bambini imparino a pianificare: sarà utile per tutta la vita!

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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