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La scuola e le strategie di marketing - 2° parte

I quattro passi fondamentali per definire una strategia scolastica

Nell’articolo precedente vi ho espresso il mio parare: anche le scuole hanno bisogno di decidere le proprie strategie di marketing.
Ora vediamo come si può stabilire quale strategia. 
E, per decidere qual è la strategia, è indispensabile prima stabilire qual è l’obiettivo.
È impossibile, infatti, decidere che strada prendere se prima non si sa esattamente dove si vuole arrivare.
La definizione dell’obiettivo richiede impegno, coerenza, attenzione. Si dice che un obiettivo deve essere SMART
  • Specifico
  • Misurabile 
  • Attraente
  • Ragionevole
  • Temporizzato 
Ipotizziamo che, seguendo il filo logico dell’articolo precedente, un collegio docenti voglia definire la strategia per aumentare il numero delle iscrizioni alla scuola.
L’obiettivo non può banalmente essere “aumentare il numero degli iscritti” perché questa definizione dell’obiettivo apre la strada a infiniti dubbi e potenziali fraintendimenti.
  • L’obiettivo potrebbe forse essere “aumentare di 30 unità rispetto a quest’anno il numero degli iscritti alla prima media”
Specifico? Sì: 30 unità
Misurabile? Sì, 30 più di quelli iscritti quest’anno è un numero ben preciso.
Attraente? Io non lo so, ma chi ha formulato questo obiettivo dovrebbe saperlo.
Ragionevole? Dipende. Se la scuola è collocata in una città, l’obiettivo è probabilmente ragionevole, ma se la scuola è collocata in un piccolo paese, e per aggiungere 30 iscritti deve attrarre ragazzi da luoghi lontani, l’obiettivo potrebbe anche non essere ragionevole.
Temporizzato? No, non ancora.
  • Temporizzare un obiettivo significa dare una data, una scadenza, e influenza notevolmente poi le scelte strategiche. È ben diverso dire che voglio aumentare da 110 a 140 gli iscritti al primo anno in sei mesi o in tre anni. 
E, vi assicuro, uno degli errori più comuni che si fa nel definire gli obiettivi è quello di non temporizzarli, ma spesso non per distrazione, ma perché lo si ritiene scontato. Peccato che non sia così, soprattutto per gli obiettivi che riguardano un’organizzazione e non una singola persona.
Ipotizziamo quindi che il nostro obiettivo sia quello di portare dai 110 dell’anno scolastico 2010 – 2011 a 140 gli iscritti al primo anno della nostra scuola immaginaria per l’anno scolastico 2021 – 2022.
Ora vogliamo scegliere quale strategia adottare per farlo.
Per stabilire la strategia abbiamo davanti 4 passi:
  • chi sono e chi voglio essere
  • confronto con il mercato
  • il piano
  • gli strumenti di misura, controllo e feedback
ma questo lo vedremo nei prossimi articoli.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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