No, non è vecchiaia

Forse ragiono da persona anziana. O forse no...

Il primo segnale è stato che un’altra amica, coetanea, va in pensione. Poi, accasciata sul divano, sono arrivate le mie elucubrazioni… e ho pensato che sono inesorabilmente vecchia, ragiono da persona anziana. O forse no: valuta tu!

Mi chiedo perché tanti strillano di caldo eccessivo: io ricordo estati ben più calde di questa.

Sono andata a cercare le temperature, nel passato, della fine di luglio… Ecco la solita rompiscatole, anziana, che vuole sempre andare a controllare.

Ma ero così anche da bambina. Quando mio padre mi spiegò che le lucertole sono animali a sangue freddo, che col freddo non muoiono, io raccolsi diverse lucertole e le misi in frigorifero per controllare. Chi aprì per primo il frigorifero non fu contento, ma io dovevo verificare.

  • Non capisco perché lo scorso inverno ci hanno tartassato con l’obbligo di non alzare la temperatura oltre i 19° per limitare i consumi e l’impatto sul clima, e adesso abbiamo la stessa temperatura sulla linea rossa della metropolitana, come se l’aria condizionata non fosse un consumo e non avesse impatto sul clima.
  • Non capisco perché cercare fantasiose soluzioni per abbassare la CO2, molte delle quali mi sembrano assurde, e non si pensa alla soluzione più banale: piantare alberi.
  • Non capisco perché la mia povera, vecchia auto che andava benissimo, sia dovuta essere abbandonata con l’invito (che non accolgo) all’acquisto di un’auto elettrica che richiede miniere, metalli rari, e ha strani, e poco dichiarati, inconvenienti… senza dimenticare le raccomandazioni che l’auto elettrica è ideale per girare in città, ma io in città uso i mezzi pubblici.
  • Non capisco perché mi raccontino migliaia di motivi per l’incremento della CO2, ma nessuno citi il disboscamento continuo fatto nelle ultime centinaia di anni.

La vecchiaia rende polemici.

Ma sono così da sempre. Un problema non deve essere raccontato, ma motivato, e la soluzione deve essere la più semplice possibile.

Infatti a tre anni mi chiusi ne frigorifero perché avevo caldo e quando mio padre non riuscì a darmi valide motivazioni per andare al mare, mi limitai a chiudermi in bagno e buttare la chiave dalla finestra.

No, la mia non è vecchiaia, in questi casi, ma è proprio il mio brutto carattere.

  • Leggo l’avanzare dell’età, invece, nell’enorme fastidio che provo verso un dibattito politico più interessato alle caratteristiche del candidato che alle idee.
  • Identifico la mia vecchiaia nel fastidio che provo verso chi trasforma tutto in tifoserie incazzate e contrapposte. … no, in realtà la visione dicotomica del mondo, suddiviso in giusto o sbagliato, amici o nemici, mi infastidiva anche da adolescente.

Ma mi sembra corretto chiudere con una nota positiva.

Adoro quei ragazzi alle olimpiadi che piangono di gioia anche quando non vincono, quelli che cercano di andare oltre i loro limiti, ma non vogliono fare i super-uomini, quelli che ci ricordano il valore vero dello sport, e della vita. Hanno lo stesso spirito di tutti quei giovani che, negli ultimi anni, invece di lanciare invettive, recriminazioni o lamentele, sono andati a spalare il fango nelle zone alluvionate. Il mondo ha ancora cose belle da offrire.

Autore: Carla Fiorentini 12 ottobre 2025
Se facessimo una classifica di pazienti modello gli italiani non sarebbero certo ai primi posti, lo sappiamo da anni. Sappiamo che gli italiani si auto riducono i dosaggi, terminano le cure prima di quanto ha detto il medico, non rispettano le posologie, … Ora, a tutto questo, si è aggiunta una sorta di auto-riduzione dei farmaci prescritti. Ma il vero problema è che ora tutto ciò che già accadeva, e molto di più, è originato dalle difficoltà economiche in cui versano molti italiani. E se prima le autoriduzioni di posologia o durata della terapia erano frequenti soprattutto nelle patologie acute, oggi la rinuncia alla terapia, o la sua drastica riduzione, avviene soprattutto nelle patologie croniche. E raramente il medico è a conoscenza della situazione: il paziente non ha la forza, o il coraggio, di dichiarare al medico la sua realtà. Ancora una volta, dunque, è il farmacista colui che ha maggiormente il polso della situazione, e che è chiamato, sebbene non ufficialmente, a supportare il paziente. Cosa può dunque fare il farmacista? Il mio parere personale è di creare una vera e propria rete di allerta, sostegno e valutazione che coinvolga il farmacista “di quartiere” e il medico di base, che abbia anche la possibilità di intervento reale nel fornire farmaci a chi, davvero, rinuncia alle terapie per motivi economici. È un sogno, lo so. Rimanendo su azioni concrete credo che il farmacista possa fare molto con le sue capacità di sostegno e consiglio, senza sostituirsi al medico. Credo anche che il futuro sia nello sviluppo di competenze di coaching per il medico e il farmacista. Competenze che permettono di motivare il paziente, supportarlo durante la terapia, finalizzare le cure, e ridurre anche i costi in numerose sfaccettature del sistema sanitario consentendo così di ricavare risorse per fornire terapie totalmente gratuite a chi, altrimenti, non può permettersele. Un sogno anche questo, ma più facile da raggiungere rispetto al precedente.
Autore: Carla Fiorentini 28 settembre 2025
Non è, ovviamente, mia intenzione dare consigli su rimedi della nonna, antiche ricette o terapie alternative, ma solo riflettere, e farvi riflettere, su come rispondere al paziente che vi racconta di cure di supporto che, a lui, appaiono tanto efficaci. Le situazioni sono molteplici, e i rimedi sono infiniti. Si va dai consigli alimentari alle cure palliative, dai decotti alle sciarpe rosse: si usa di tutto e si sente di tutto. Talvolta sono i rimedi della nonna, altre volte sono antiche ricette lette su qualche rivista di salute, o consigli letti sul web o ricevuti da qualche amico. Siatene certi: la maggior parte dei vostri pazienti fa uso di qualche rimedio, integratore, elemento salutistico o alimento prodigioso, sia che ve lo racconti sia che stia in totale silenzio . Ci sono gli alimenti salutari, le medicine alternative, i rimedi tramandati in famiglia, le pubblicità … È chiaro che il medico dovrà valutare caso per caso, ma ci sono alcune raccomandazioni (dettate dal buon senso, oltre che dallo studio della comunicazione) che valgono sempre. Il primo consiglio è che è sempre meglio sapere tutto quello che il paziente assume o fa, soprattutto se siete il medico di famiglia che tiene le fila della sua storia clinica. Se contestate, sminuite, rifiutate o ridicolizzate ogni rimedio che i vostri pazienti ritengono efficaci ciò che otterrete non sarà l’eliminazione delle aggiunte, palliative o terapeutiche, ma solo e semplicemente il paziente smetterà di raccontarvi ciò che assume . Il secondo consiglio, strettamente correlato al primo, è che l’effetto placebo, nelle sue diverse forme, è un fattore fondamentale per la guarigione, di qualunque malattia. Visto che parliamo di rimedi della nonna citerò le parole di mia nonna, quando mi trovò (avevo circa un anno) a mangiare i chicchi d’uva raccolti da terra poiché non arrivavo ai filari: quel che non strozza, ingrassa. Quello che non fa male, va bene. Imparate quindi ad accettare quei rimedi che non fanno alcun danno, e accettateli di buon grado. Eliminate, invece, drasticamente ciò che è rischioso o, meglio ancora, sostituitelo con qualcosa che sia innocuo o davvero di supporto. Potrete così mantenere alto l’effetto placebo e, contemporaneamente, conservare la fiducia del vostro paziente e un alto livello di dialogo.
Autore: Carla Fiorentini 28 settembre 2025
Un pizzico di teoria utile in un video
Autore: Carla Fiorentini 7 settembre 2025
Dal mio libro Quattro passi in galleria- quando non vedi la fine del tunnel, arredalo , che si può acquistare on line oppure ordinare in libreria, Il racconto del momento in cui sono stata costretta a tagliare i capelli, che sarebbero caduti (tutti!) con la chemioterapia
Autore: Carla Fiorentini 7 settembre 2025
Riflessioni
Autore: Carla Fiorentini 4 settembre 2025
Dopo una laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche e oltre 20 anni di carriera in aziende farmaceutiche multinazionali, e continuando ad aggiornarmi anche da quando faccio la libera professione, credevo si sapere molto sui placebo e sull’effetto placebo. Ma questo libro mi ha affascinato e fatto fare nuove scoperte fin dalle prime pagine. I suoi pregi sono moltissimi. I pregi pratici: è piccolo, leggero, economico. Può essere messo in borsa e letto ovunque. E anche queste piccole cose non sono da sottovalutare. È scritto benissimo. Si pone l’obiettivo di essere un testo divulgativo, e lo è davvero . Ricchissimo di cultura e di riferimenti storico – letterari – filosofici manca totalmente di pomposità o frasi contorte che spesso si trovano in questo tipo di libri. Qui c’è la cultura vera. Einstein diceva “ Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna ”, affermazione che condivido appieno perché chi sa davvero sa anche semplificare i concetti. Fabrizio Benedetti sa. Sa spiegare, sa affascinare. E il libro è anche affascinante per i contenuti, il rigore scientifico. È imperdibile per tutti coloro che lavorano in ambito salute, ed è utile per tutti.
Autore: Carla Fiorentini 4 settembre 2025
Il titolo completo del libro è Intelligenza emotiva Cos’è e perché può renderci felici. Daniel Goleman è sicuramente il più autorevole esperto mondiale di intelligenza emotiva. Il libro viene talvolta dichiarato “fuori catalogo”, ma vi assicuro che si trova ancora, sia in libreria che per gli acquisti on line. Queste le notizie pratiche. E poi, che dire? È interessante, scritto bene, leggibilissimo. E, soprattutto, imperdibile per chiunque abbia interesse per le relazioni umane, per chi educa, collabora o guida altri esseri umani.
Autore: Carla Fiorentini 30 agosto 2025
Un libro meraviglioso e, credo, particolarmente utile in questo periodo in cui la scuola va protetta, ripensata, resa più utile…
Autore: Carla Fiorentini 8 giugno 2025
Non sono pazza: l’attuale presidente degli USA ha di fatto rinunciato al potere.
Autore: Carla Fiorentini 16 marzo 2025
Spesso le diverse parti di noi discutono tra loro ...
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