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Le metafore

Uso delle metafore

Storia
OK ragazzi, oggi spiego grammatica.
NOOOOO!
Sì, invece. Cominciamo dalle metafore. Una metafore è la sostituzione di un termine con un altro meno specifico, ma più immaginativo.
E chi se ne frega … si sentì dal fondo della classe, sommesso, ma perfettamente udibile
Domande
  • Cosa potrebbe rispondere il professore? Studiare le metafore serve anche in comunicazione? E perché?
Risposta
Cosa potrebbe rispondere il professore? Studiare le metafore serve anche in comunicazione? E perché?
Assolutamente sì, studiare le metafore è molto utile in comunicazione.
Per amore di precisione, dobbiamo dire che nelle tecniche di comunicazione e di coaching serve usare le metafore, ma per usarle bisogna costruirle, e per saperle costruire bisogna sapere cosa sono.
La metafora costruisce un ponte tra conscio e inconscio. Come tale la metafora è utile in molte situazioni:
  • per comprendere o far un concetto ostico
  • per trasformare un’informazione recepita in maniera razionale in qualcosa facente parte della nostra vita
  • per convincere qualcuno 
Le metafore e il linguaggio metaforico vengono anche utilizzati per trovare la soluzione di problemi complessi. Infatti se non si riesce a trovare la soluzione ad un problema, o la strategia di azione da seguire, ci si può riferire a situazioni anche completamente diverse e, attraverso metafore, trovare un meccanismo di pensiero affine.
È stato anche dimostrato che l’abitudine ad usare e costruire metafore sviluppa sia l’intelligenza adduttiva che l’intelligenza deduttiva.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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