La piena compliance del paziente è la vera sfida di questi anni, ed è facilmente prevedibile che sarà sempre più l’obiettivo da raggiungere anche nel prossimo futuro.
Molte cose sono in divenire nell’ambito della salute: ci sono nuove scoperte, nuovi farmaci, l’incombere di nuove e vecchie malattie … Se pensiamo alla storia del mondo occidentale dalla seconda guerra mondiale ad oggi possiamo vedere alcune tappe fondamentali:
In un certo senso tutto questo è stato un crescendo, di salute, qualità di vita e durata della vita media. Per molti anni si è creato un meccanismo che sembrava quasi automatico: sto male – vado dal medico – faccio degli esami - fa la diagnosi – prescrive un farmaco – guarisco.
Ecco: ora pare quasi che l’intero processo si sia inceppato.
Il Covid ha cambiato molte situazioni aumentando, in molti casi, il distacco tra medico e paziente e la crisi economica ha reso evidente il numero di pazienti che non possono economicamente affrontare alcuni trattamenti necessari.
Guardare i dati sull’abuso dei farmaci o sul rispetto delle terapie è deprimente, in particolare in Italia.
Lo so, la lista potrebbe continuare, ma preferisco fermarmi qui.
Per molti, oggi, c’è la sensazione che si stia andando indietro, eppure stiamo assistendo a scoperte straordinarie nell’ambito della medicina, nel senso più ampio del termine, tra cui spiccano quelle di neurofisiologia, in cui i ricercatori italiani sono i migliori del mondo.
E poi ci sono le polemiche, le posizioni contrapposte su moltissimi argomenti, a partire dalle vaccinazioni alla chemioterapia, le informazioni più o meno reali e realistiche sull’alimentazione e sulle medicine alternative … e il paziente viene bombardato da notizie, consigli e allarmi.
Personalmente non credo alle dicotomie, alle contrapposizioni, in particolare quando si tratta di benessere. Credo invece nella medicina integrata, sistemica, che cura il paziente nella sua individualità. E credo in quello che il prof. Fabrizio Benedetti, professore ordinario di neurofisiologia e fisiologia umana all'Università di Torino, e molti scienziati come lui, definiscono l’atto terapeutico che include farmaci, ma non si limita ai farmaci.
E credo nella partecipazione consapevole del paziente al proprio benessere e alle terapie.
Molte ricerche confermano l’importanza della relazione medico – paziente ed è possibile utilizzare le tecniche di comunicazione per ottimizzare la compliance e ottenere sia la piena adesione del paziente alla terapia sia la sua partecipazione. Distinguo i due aspetti perché ritengo necessario che il paziente rispetti le scelte e le indicazioni terapeutiche del medico, ma sia anche pienamente coinvolto e proattivo.
E il farmacista?
È sempre più coinvolto, svolge sempre più un ruolo di primo piano e viene evidenziato come le competenze di coaching e counseling in farmacia possano fare la differenza. Per il paziente, la sua salute e la sua compliance, e per il farmacista, anche in termini di fatturato.