Colori, emozioni e chakra

Un esercizio che può servire anche ai più piccoli

Sapete cosa sono le ancore in comunicazione o, meglio, in PNL (programmazione neurolinguistica)? L’ancora è sostanzialmente uno stimolo sensoriale che innesca un ricorso, una reazione, una sensazione. Ne abbiamo a centinaia, più o meno consce: l’odore della ciambella che mi riporta nella cucina di mia nonna è un’ancora olfattiva che scatena un ricordo, le due parole che la mia matrigna usava quando iniziava una sfuriata (non vi dirò quali sono, non si sa mai) innescano immediatamente una reazione di chiusura emotiva, la vista di un cucciolo che commuove, sono tutte ancore.
Il bello è che possiamo crearne, anche, per fissare qualcosa che ci può essere utile, subito o in un futuro. Le ancore si generano anche con la ripetizione di associazioni, come nell’esempio che vi propongo colori ed emozioni.
Il testo che segue abbina colori ed emozioni, arricchite da alcuni principi di abbinamento tra colori e chakra. Può essere usato come una forma di meditazione per voi stessi, ma anche, ad esempio, recitandola ad un bambino.
Un’ultima nota, personale, io uso da oltre 30 anni associazioni simili a queste tra colori ed emozioni, e mi aiuta molto, nelle situazioni più disparate.

Visualizza il colore rosso e rilassa maggiormente i tuoi muscoli, senti la concretezza del tuo corpo e percepisci il tuo corpo acquisire sempre maggior benessere e salute. Senti la tua profonda connessione con l’ambiente, la terra, senti le tue radici nel mondo fisico

Ora visualizza l’arancione e senti la fluidità del tuo essere, senti aumentare la tua concentrazione, e percepisci la tua libertà da condizionamenti e reazioni mantenendo tutta la forza e la bellezza delle tue emozioni positive

Visualizza il colore giallo e senti la forza del tuo respiro, aumenta la profondità del tuo respiro sentendo come questo rafforza la tua volontà e intensifica la tua libertà di sperimentare un mondo migliore

Ed ora visualizza il colore verde e senti dentro di te tutta la pace interiore e la bellezza della natura. Senti il battito del tuo cuore più potente ed armonioso e percepisci in questo un impeto di empatia verso il mondo e verso tutti gli esseri viventi

Visualizza il colore blu e senti il benessere della tua gola, delle corde vocali e dei tuoi strumenti di comunicazione. Senti man mano aumentare la tua capacità di esprimere a tutti i livelli il tuo io più vero, più profondo e senti mano a mano aumentare la tua creatività

Ed ora visualizza il colore indaco e senti aprirsi il tuo potenziale interiore, percepisci l’amore verso te stesso e senti crescere la tua saggezza e la tua capacità di intuizione

E senti il richiamo verso il colore viola percependo la connessione tra il tuo io più profondo e l’universo intero. Senti espandere la tua coscienza fino a raccogliere tutto l’universo, fino a connettersi con Dio e poco a poco, dolcemente, prendere per mano l’universo e tutti gli esseri che ne sono contenuti, fino alla completa unione del tuo io più profondo con l’universo intero nella totale armonia

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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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Analizzando le problematiche della relazione medico-paziente oggi, ho ritrovato questo articolo scritto circa 5 anni fa. MOLTO è cambiato in questi anni, e quasi non ce ne siamo resi conto o, meglio, non ne sono consapevoli molti di quelli che dovrebbero gestire il problema. Comincio quindi ripubblicando questo articolo, a cui seguiranno le considerazioni più aggiornate. Un tempo, tanti anni fa, il medico di famiglia era il depositario delle conoscenze sulla salute dell’intera famiglia. Ed era anche, a parte i casi in cui diventava necessaria l’ospedalizzazione, l’unico medico con cui si aveva a che fare per la maggior parte dei problemi di salute. Raccontarlo oggi sembra di parlare di preistoria! Per essere pienamente corretta devo dire che si trovano ancora medici di famiglia, soprattutto nei piccoli paesi: in città è molto più difficile. Poi, per decenni, ci siamo rivolti agli specialisti e la fiducia del paziente si è trasferita nelle medicine e nella tecnologia diagnostica più ancora che nella figura del medico. Oggi sembra che siamo alle soglie di una nuova rivoluzione, che riguarda anche (o forse soprattutto) il medico di famiglia. Non si tratta di una rivoluzione tecnologica: è in gioco anche quella, ma riguarda più il sistema sanitario che il rapporto medico – paziente. Ciò che sta cambiando è più complesso, più profondo e, soprattutto, sistemico. Gli attori sono le malattie, soprattutto quelle gravi (le percentuali di incremento di alcune forme si tumore sono impressionanti, ma altrettanto vale per le guarigioni da molte forme di cancro), le nuove scoperte sulla psiconeuroimmunoematologia, internet, il paziente e i medici: siamo tutti coinvolti. In questi cambiamenti il sistema sanitario è un attore marginale e, soprattutto ora, è un elemento di burocrazia e di controllo economico, spesso nemico del benessere, spesso in ritardo, spesso fonte di complicazioni. Sono stati spesi fiumi di inchiostro per esaminare, condannare o esaltare il web come fonte di informazioni sulla salute. Qualunque malattia, o terapia, venga digitata, si trovano in pochi secondi migliaia di fonti di informazione, milioni di notizie, vere, verosimili, false, spesso in contrasto tra loro. Così il web come fonte di informazioni, come sostituto del medico di famiglia, si sta autodistruggendo. Quello strano elemento, che per anni è stato identificato come nemico dalla classe medica, è pronto per autodistruggersi. Già, perché quando il problema di salute è serio, la situazione è grave, si desiderano notizie certe: serve un punto di riferimento “sicuro”. Ovvio, a fronte di una diagnosi di tumore è l’oncologo il riferimento primario. Ma non basta. Serve una persona di famiglia, in cui si ha piena fiducia, a cui rivolgersi in ogni momento, a cui poter chiedere le cose più disparate: qualcuno che tenga i fili della complessità tra diagnosi, terapia, esami, effetti indesiderati, cambiamento di stile di vita, alimentazione, integratori, paure, ansie, dubbi. Solo il medico di famiglia può essere quel giocoliere competente, ma non tecnico super esperto, che può aiutarci nel giorno per giorno. Quindi cerchiamo nuovamente quel medico saggio, disponibile, competente, attento, dotato di estremo buon senso, capace di parlarci nel modo giusto al momento giusto. Io ne conosco alcuni: so che ci sono. Non possono essere sostituiti da nessun motore di ricerca. Sono impagabili, e fanno la differenza. Questo articolo è stato scritto un paio di anni fa. Rivedendolo oggi, sorrido e rabbrividisco. Sì, perché se c'è una cosa, in mezzo a milioni di incertezze, che la pandemia mi ha confermato con assoluta certezza è che il medico di famiglia, quello vero, forse un po' obsoleto secondo alcuni, fa davvero la differenza, in meglio.
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Spesso a diagnosi di malattia grave fa scattare l’inizio di percorso di gestione dell’esperienza, di un viaggio dell’eroe. Portare a termina il nostro viaggio, iniziato con la diagnosi, fa vincere un premio molto speciale.
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