Il tempo del riposo

Lo dicono tutti, ed è ampiamente dimostrato: le vacanze sono utili, necessarie.

Quando parliamo di vacanze, oggi, la domanda più frequente è dove vai: intendiamo che la vacanze sia uno spostamento da casa, un viaggio, un ritorno alla città di origine o alla casa dei nonni.

Eppure il termine vacanza, il concetto di ferie, esiste da molto più tempo di questa nostra epoca. Certo, anche un tempo ricchi facevano la villeggiatura, ma non la gente comune che, però, cercava di prendersi un spazio.


Le tre religioni più comuni, cristiani, ebrei e musulmani, hanno un giorno dedicato al Dio. Non così altre religioni dove, però, il tempo di meditazione e contemplazione, il tempo interiore, è ampiamente previsto.

OK: questo non è un trattato di religioni, né una predica, sempre per rimanere in tema, ma un promemoria.


Tempo e spazio, fisico e mentale, di riposo, di connessione con se stessi e la natura, sono elementi essenziali. Ci si ritrova, nascono nuove idee, scende l’ansia, si fanno scoperte meravigliose.

Tempo e spazio per fare cose che ci fanno star bene.

Usciamo dal concetto che vacanza vuol die andare lontano da casa o che riposo vuol dire dormire.

Certo, ci può essere anche questo, ma l’essenziale è fare qualcosa di diverso dal solito, qualcosa dove possiamo esprimere tutto il nostro amore per noi stessi e per il mondo.

La mia meravigliosa Dada Iole, che mi ha allevato e salvato la vita, cucinava.

Cucinava tutti i giorni, pranzo e cena, ma quando sorgeva qualche problema o sentiva il bisogno di vero relax, cucinava cose più complicate, nuove, o dolci. Era la sua manifestazione di amore, per sé, per noi e per il mondo.

Io, per molti anni, ho viaggiato. Viaggiavo per lavoro, in hotel a 5 stelle, e viaggiavo in vacanza, con notti in tenda sotto i cieli stellati africani, a scoprire nuovi mondi e nuove culture.

Oggi le mie vacanze saranno di lettura e scrittura.

Scegliere cosa fare e come farlo è ugualmente importante.

Chi ha impegni di famiglia o di cura potrebbe sentirsi vincolato e frustrato perché in fondo deve fare le stesse cose tutto l’anno: cerca di farlo in maniera diversa, con tempi diversi, cambiando quel tanto che ti permetta di stare bene.

Può sembrare poco, ma può essere tanto.


È il cervello che deve staccare, cambiare ritmo. E, per essere precisi, sono i tre cervelli che hanno bisogno di recuperare armonia: testa, cuore e pancia.

Lo stile di vita di molti porta a previlegiare la testa. E allora in vacanza diamo spazio al cuore, amando di più, facendo cose per amore, e alla pancia, aumentando l’autostima e il coraggio, ad esempio leggendo libri o facendo qualcosa che normalmente temiamo. Non parlo di pericoloso rafting, anche se si può fare, ma basta, talvolta, trovare il coraggio di non pulire la casa e andare invece a fare una passeggiata.

Ti auguro una vacanza di vero riposo, amore e felicità.

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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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