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Il medico Viandante

Il medico e il viaggio dell’eroe

Il medico Viandante è un solitario, ed è più facile trovarlo in biblioteca o in un centro di ricerca che in un piccolo ospedale.

I protocolli ufficiali lo infastidiscono e, appena può, prescrive un farmaco off label o gestisce una terapia sperimentale.

Ha però il vantaggio di una visione ampia che gli permette intuizioni diagnostiche e terapeutiche fuori dagli schemi.

È più interessato a diagnosi e terapia che al paziente, che vede più come un caso clinico che come un essere umano, e raramente si ferma nella stessa sede di lavoro per lungo tempo.

È anche probabile che abbia più di una specializzazione e che non segua una carriera lineare.

Sperimentare l’archetipo del viandante è importante, per il medico: ribellione agli schemi rigidi, autonomia, fiducia in sé, amore per lo studio e la ricerca.

È però altrettanto essenziale considerare il viandante come un passaggio importante del viaggio, non come una meta, ed evitare di rimanere bloccato nell’archetipo. 

Autore: Carla Fiorentini 23 febbraio 2025
Mi dispiace doverlo ammettere: la gestione delle persone attraverso la paura funziona.
Autore: Carla Fiorentini 23 febbraio 2025
Se pensi di essere troppo piccole per fare la differenza, prova a dormire con una zanzara. Dalai Lama
Autore: Carla Fiorentini 23 febbraio 2025
Uno stile di management che non trovi sui libri
Autore: Carla Fiorentini 10 febbraio 2025
Il 20 Marzo sarà, come ogni anno, la Giornata mondiale della felicità.
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Pensi ci siano differenze tra la definizione di guarito e clinicamente guarito ?
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Dedicato a chi si occupa di salute
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Esercizio in visualizzazione guidata
Autore: Carla Fiorentini 27 gennaio 2025
Se due individui sono sempre d'accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi. - Sigmund Freud.
Autore: Carla Fiorentini 19 gennaio 2025
La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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