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Il medico e lo stile di leadership

Esistono tante, diverse, classificazioni e tipologie di leadership: nessuna è, a priori, giusta o sbagliata. 

Spesso pensiamo che lo stile di leadership sia la modalità con cui comandiamo gli altri, soprattutto in ambito professionale.

Spesso ci è stata trasmessa l’idea che ciascuno abbia uno stile di leadership e che questo sia fisso e immutabile. È l’equivalente del pensare “sono fatto così, e non posso cambiare” quando scopriamo che qualcosa di noi, generalmente un’abitudine o un comportamento, non ci piace o ci crea problemi.

Entrambe questa affermazioni sono convinzioni limitanti, praticamente preconcetti che limitano il nostro potenziale, e il nostro futuro.

La leadership come viene intesa sempre più spesso è più una caratteristica legata alla gestione che al comando.

  • Possiamo anche esaminare la leadership che manifestiamo verso noi stessi: perché la prima e principale gestione di ciascuno è quella verso se stessi, ciò che rende possibile diventare migliori giorno per giorno e costruirsi la vita in maniera proattiva.

Ragioniamo dunque sulla leadership del medico intesa come la modalità con cui gestisce il paziente.

È quella che determina il rapporto che si instaura tra medico e paziente, influenzando

  • quante e quali informazioni fornisce il paziente durante l’anamnesi,
  • la fiducia verso il medico,
  • la credibilità stessa del medico,
  • la compliance del paziente
  • e, aspetto fondamentale, la possibilità che il medico ha di fidelizzare il paziente.


Il medico ha un suo stile di leadership, innato o appreso durante gli anni di studio, modulato negli anni di pratica, condizionato dai successi professionali e dall’ambiente in cui lavora.

  • Limitarsi a questo, con le dovute differenze, è l’equivalente del vecchio modello di capo nelle aziende: io sono così, il dipendente deve adattarsi. Il medico che intende la leadership in modalità monolitica avrà pazienti che lo seguono e pazienti che lo fuggono.  

Oggi si tende più a cercare uno stile di leadership flessibile, che tiene conto dell’interazione tra capo e dipendente, tra medico e paziente.

È forse un po’ più complesso, ma aumenta moltissimo le possibilità di successo, compliance, fidelizzazione, e anche i risultati terapeutici.

Per ora sono parole al vento? Presto vedremo diversi stili di leadership del medico e i relativi vantaggi e svantaggi.

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Se due individui sono sempre d'accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi. - Sigmund Freud.
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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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