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Il guerriero in farmacia

Il viaggio dell’eroe applicato alla gestione del paziente

Si parla spesso di combattere la malattia e, soprattutto in ambito oncologico, frequentemente il paziente si autodefinisce guerriero.

Secondo me il guerriero è solo una fase di quel viaggio dell’eroe che inizia con una diagnosi di malattia grave.

Ecco dunque alcune riflessioni generali su questa tipologia.


Il Guerriero ha un empowerment fortissimo, a cui unisce un’ottima aderenza alla terapia e altissima compliance, ma solo se l’avete convinto di aver davvero scelto il farmaco più efficace possibile, altrimenti vi abbandona facilmente.

Parlategli quindi della potenza del farmaco, e segnalate gli effetti indesiderati per obbligo di legge, ma senza aspettarvi vera comprensione da parte sua.

È il paziente ideale per le terapie sperimentali, o per i farmaci più recenti, per l’utilizzo in prima linea di quelli che fino a pochi giorni prima erano indicati solo in seconda linea. D’altra parte, se non gli proponete questo tipo di terapia, o non lo convincete che quella scelta è più efficace, sarà lui ad abbandonarvi. E se non volete somministrare il farmaco più recente, l’unica spiegazione che ritiene accettabile è che “il nuovo farmaco è solo più tollerato di quello precedente, ma non ugualmente potente”.

Se l’avete convinto, potete aspettarvi un paziente estremamente partecipe, che non lancerà mai allarmi per effetti collaterali. Ricordate, però, che tende a sottovalutare gli effetti indesiderati, quindi va monitorato attentamente per evitare problemi gravi e, se segnala qualcosa, è meglio intervenire d’urgenza.

Il paziente guerriero in farmacia

Sicuramente assertivo, forse talvolta aggressivo, desidera prodotti efficaci, rapidi, risolutivi.

Il paziente Guerriero è un combattente.

  • La malattia non lo spaventa, la combatte accanitamente.
  • Non è mai triste, mai stanco, e per lui non esistono i problemi, ma solo eventuali soluzioni a piccoli fastidi.

Il farmacista dovrebbe prestare particolare attenzione alla politerapia, o ai farmaci che sta già prendendo: è possibile che il prodotto che sta cercando ora serva a correggere gli effetti indesiderati di altre terapie, di cui il guerriero non è consapevole.

E, ovviamente, attenzione anche alle interazioni potenziali tra farmaci: il paziente guerriero combatte un problema alla volta, e talvolta fa danni.

Cercate di avere sempre soluzioni: se quello che cerca è al momento non disponibile, ad esempio, potrebbe reagire malamente se non avete pronta una soluzione o un’alternativa.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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