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I miei archetipi del viaggio dell’eroe: il guerriero

Torno sul viaggio dell’eroe e sugli archetipi. 

Ora ti racconto quali sfumature degli archetipi ho sviluppato io, negli anni. Spero che questo ti aiuti ad approfondire le caratteristiche dei tuoi.

Il guerriero è uno degli archetipi del viaggio vero e proprio. Talvolta compare all’inizio del viaggio, appena varcata la sogli, talvolta si sviluppa solo dopo, e segue il martire e il viandante.

Il guerriero combatte, cerca la lotta. Nella nostra cultura è il guerriero colui che viene realmente identificato come eroe: vede nella lotta la soluzione per affermare se stesso, cambiando l’ambiente per adattarlo ai propri bisogni e ai propri valori.

Il guerriero ha molte energie dell’elemento maschile. È assertivo, deciso, talvolta decisionista, talvolta aggressivo, ma senza esagerare.

Fin qui alcuni elementi che definiscono il guerriero.

E il mio io guerriero?

Non è proprio il massimo.

  • L’assertività non mi manca, il mio lato maschile c’è, in buon equilibrio con il femminile, però…

Tanto per cominciare non amo la lotta. Sono capace di lottare per cercare di adattare l’ambiente ai miei valori, ma non per modularlo sui miei bisogni. Lotto quando non ho trovato soluzioni alternative.

Combattere, cercare la lotta, comporta alcuni elementi fondamentali: il desiderio di vincere e il desiderio di sconfiggere l’avversario.

Ed è questo che mi frega: il desiderio di sconfiggere l’avversario.

Intanto c’è il problema dell’avversario. Per vedere qualcuno come nemico ce ne vuole, complice la mia ingenuità e l’abitudine di mettermi sempre nei panni dell’altro (se vogliamo usare un termine più tecnico posso dire che vivo molto spesso nella seconda percezione percettiva, quella che fa osservare il mondo dal punto di vista dell’altro).

E poi mi manca la voglia di sconfiggere qualcuno: se proprio non mi piace o mi ha fatto del male preferisco ignorarlo.

Non pensare, tuttavia, che io sia o mi senta debole.

Il mio guerriero si sveglia di fronte alle ingiustizie, soprattutto quelle che colpiscono altri: in queste situazioni sono davvero combattiva.

Come guerriero che affronta la malattia, invece, vivo una strana situazione.

Diverse situazioni mi hanno dimostrato che sono un guerriero potente davanti alla malattia di qualcuno che amo, ma, a differenza di molti non mi sono mai sentita, o definita, guerriera quando ero in ballo col mio tumore. Certo, nella gestione dell’esperienza ho vissuto anche la fase del guerriero (se non l’avessi fatto non avrei potuto chiudere l’esperienza), ma non lottavo contro qualcosa, lottavo per me stessa e la mia qualità di vita. Il passaggio attraverso il guerriero è stato veloce, però in quell’occasione ho scoperto la forza del mio mago.

Ma questa è un’altra storia.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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