Torno su un argomento ovvio, banale, ma non riesco a darmi pace.
Vado nella solita farmacia: solita per me, perché vado quasi sempre nella stessa, ma il turnover dei farmacisti è tale per cui quasi ogni volta c’è un farmacista sconosciuto.
Dopo il normale buongiorno, chiedo le cose che mi servono. Le ricevo, do il bancomat, pago ed esco. La farmacia era vuota, io ho impiegato meno di due minuti.
Ho acquistato un test per covid / influenza e un paio di occhiali. C’era ampio spazio per offrirmi un servizio, un supporto, invogliarmi all’acquisto.
Non c’è stato neanche un sorriso, nonostante un mio tentativo. Rapido, veloce, indolore, frettoloso, e farmacista imbronciata.
La totale negazione non solo delle più banali tecniche di vendita, ma anche delle più ovvie manifestazioni di fidelizzazione del cliente.
Certo, ormai è così quasi sempre e quasi ovunque e se, in un ospedale, in una farmacia, o in un ambulatorio, ricevi un sorriso e uno spazio di cortesia ti viene voglia di abbracciare l’infermiera o l’impiegata.
Questo frequente atteggiamento è un danno commerciale, ma è anche un deterioramento della qualità di vita e della salute perché entrambe, salute e qualità di vita, passano attraverso relazioni sociali positive.
Posso dire che non capisco e non mi piace o, se lo affermo, si capisce che sono di una vecchia generazione?