Guardare indietro per andare avanti

Tempi speciali hanno bisogno di persone speciali

È un tempo strano, il nostro. 

Siamo verso il termine di quell’epoca iniziata con la rivoluzione industriale, e non sappiamo ancora a quale mondo e società stiamo andando incontro.

  • La pandemia ha lasciato il segno. E non mi riferisco solo al long covid, agli strascichi economici e sociali. 
  • Con la pandemia abbiamo riscoperto la nostra impotenza davanti alla natura, sia essa rappresentata da un virus o da un evento atmosferico. E da questo deriva la paura.


Ci sarà, forse, un tempo, in futuro, in cui sapremo distinguere gli eventi in cui abbiamo responsabilità, come le alluvioni derivanti dall’incuria e dalle costruzioni nell’alveo dei fiumi, da quelli più casuali, ma oggi non ne siamo capaci.

C’è chi semina il terrore, e chi sottovaluta i rischi.

La pandemia ha anche portato una grande sfiducia verso la scienza e la medicina. E anche qui sarebbe utile distinguere tra errori e danni provocati, ma la radicalizzazione delle opinioni rende difficile il processo.

È un tempo strano, il nostro.

Non è facile andare avanti, ma è necessario. E per farlo vorrei tornare alle origini.

Tutte le medicina antiche osservavano due aspetti, e cercavano di prendersene cura: il corpo e l’anima, il fisico e lo spirito, il tangibile e l’impalpabile.

È facile osservare come molti dei disturbi, o dei sintomi, lamentati dal medico o in farmacia siano leggibili solo pensando al collegamento tra mente e corpo, e non basta liquidare il problema parlando di malattie psicosomatiche, di conseguenze dello stress o suggerendo di andare da uno psicologo. 

Tempi speciali hanno bisogno di persone speciali.

E le persone speciali, oggi, sono medici e farmacisti che ascoltano.

Il medico per fare diagnosi e prescrivere terapie ad hoc, il farmacista per fornire il supporto e il consiglio.

Ben presto basterà l’intelligenza artificiale per collegare esami, sintomi, diagnosi e terapia, ma solo l’intelligenza umana, la comprensione e l’ascolto può affrontare il tempo che stiamo vivendo.


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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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