L’efficacia di una buona comunicazione tra medico e paziente è fondamentale e consente di ottenere risultati terapeutici migliori (aumento dell’effetto placebo, ottimizzazione della compliance, …)
Tuttavia la crisi economica che stiamo vivendo ha ulteriormente complicato la situazione: dati recenti mostrano come ben più della metà delle famiglie italiane abbia dovuto tagliare anche il denaro destinato alla salute.
Parallelamente le malattie croniche sono in costante aumento, e le terapie non sono né tutte gratuite, né gratuite per tutti.
Il problema maggiore, in termini di gestione efficace del paziente, si sposta quindi dalla pura compliance, intesa come rispetto delle indicazioni terapeutiche date dal medico, alla costanza dell’attenzione alla salute.
Diagnosi e cura sono, e rimangono, essenziali.
Ma laddove il paziente è costretto a scegliere tra una terapia efficace e il pagamento dell’affitto di casa?
Nessuno dovrebbe trovarsi in questa situazione! Facile a dirsi, ovvio, penso che ne siamo tutti convinti. Ma la realtà è spesso diversa.
Il rischio è che il medico si arrenda, si demotivi lui stesso. Il pericolo sono le frustrazioni, per il medico, di non poter far nulla.
E se nel nostro futuro italiano dovessimo anche far fronte ad un esercito di medici sfiduciati e frustrati …
Un parziale aiuto viene dalle tecniche di coaching.
Sappiamo che in molte patologie, soprattutto croniche, l’ottimizzazione dello stile di vita (con tutte le sue sfaccettature e complessità) è indispensabile quanto la terapia farmacologica. Eppure per molti anni, e per molti pazienti, è spesso stato più facile assumere farmaci che cambiare stile di vita.
Le tecniche di coaching permettono al medico di guidare il paziente con maggiore incisività proprio sugli aspetti legati allo stile di vita, offrendo così uno strumento che può permettere di raggiungere risultati considerevoli.
E nella relazione farmacista - paziente?
Ci sono analogie e differenze, ma ne parliamo la prossima volta.