È nel coaching il futuro della relazione medico-paziente

Le patologie croniche aumentano, ma oltre il 50% delle famiglie italiane dichiara di aver dovuto tagliare i costi per la salute. Migliorare la relazione medico – paziente è una strategia efficace, ma forse ora serve qualcosa in più.

L’efficacia di una buona comunicazione tra medico e paziente è fondamentale e consente di ottenere risultati terapeutici migliori (aumento dell’effetto placebo, ottimizzazione della compliance, …)
Tuttavia la crisi economica che stiamo vivendo ha ulteriormente complicato la situazione: dati recenti mostrano come ben più della metà delle famiglie italiane abbia dovuto tagliare anche il denaro destinato alla salute.

Parallelamente le malattie croniche sono in costante aumento, e le terapie non sono né tutte gratuite, né gratuite per tutti.

Il problema maggiore, in termini di gestione efficace del paziente, si sposta quindi dalla pura compliance, intesa come rispetto delle indicazioni terapeutiche date dal medico, alla costanza dell’attenzione alla salute.
Diagnosi e cura sono, e rimangono, essenziali. Ma laddove il paziente è costretto a scegliere tra una terapia efficace e il pagamento dell’affitto di casa?
Nessuno dovrebbe trovarsi in questa situazione! Facile a dirsi, ovvio, penso che ne siamo tutti convinti. Ma la realtà è spesso diversa.
Il rischio è che il medico si arrenda, si demotivi lui stesso. Il pericolo sono le frustrazioni, per il medico, di non poter far nulla.
E se nel nostro futuro italiano dovessimo anche far fronte ad un esercito di medici sfiduciati e frustrati …

Un parziale aiuto viene dalle tecniche di coaching.
Sappiamo che in molte patologie, soprattutto croniche, l’ottimizzazione dello stile di vita (con tutte le sue sfaccettature e complessità) è indispensabile quanto la terapia farmacologica. Eppure per molti anni, e per molti pazienti, è spesso stato più facile assumere farmaci che cambiare stile di vita.
Le tecniche di coaching permettono al medico di guidare il paziente con maggiore incisività proprio sugli aspetti legati allo stile di vita, offrendo così uno strumento che può permettere di raggiungere risultati considerevoli.

E nella relazione farmacista - paziente? Ci sono analogie e differenze, ma ne parliamo la prossima volta.
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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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