Nei primi anni il bambino elabora il mondo attraverso il campo magnetico del cuore: comprensione e compassione sono parte integrante del suo mondo.
In linea di massima nei primi 7-8 anni il bambino vive una sua spontaneità, non ancora totalmente condizionato dai modelli che la famiglia o la società gli impongono. In questi anni i bambini sanno, in maniera spontanea, istintuale, ciò che ora è documentato da studi scientifici, e che noi adulti dobbiamo imparare e coltivare con fatica: la felicità è un bene interiore, indipendente da successi o fallimenti, da traguardi o da eventi.
Chiarisco meglio.
È ovvio che eventi tristi o, peggio, traumatici, rendono tristi. Ma la felicità è sempre lì, pronta a ripresentarsi.
È da più grandi che spostiamo le energie e facciamo danni. Leghiamo la felicità all’approvazione degli altri, agli obiettivi, a cose materiali. Non è così, e il bambino lo sa bene.
Personalmente non ho avuto un’infanzia serena, ma ho avuto un’infanzia felice. Nelle pieghe del dolore, dei traumi, della sofferenza, ricordo (e mi sono impegnata e ripescare) momenti di profonda felicità, totalmente miei.
Per questo affermo che gli insegnanti dei primi anni di scuola sono custodi di felicità.
Non sempre sappiamo o possiamo conoscere i problemi che il bambino vive in famiglia. Di questi tempi, poi, sappiamo fin troppo bene i dolori che il mondo presenta ai bambini.
Ma loro hanno la capacità di trovare intrinsecamente attimi di profonda felicità. Cullateli, costuditeli. Saranno la loro salvezza da adulti e, guardandoli, possono offrire anche a noi la salvezza.