Ora va di moda l’ansia da nucleare, e la richiesta di ioduro di potassio.
Non che sia cessata la richiesta di ansiolitici di tutti i tipi, spesso sotto forma di qualcosa per dormire.
Sono tempi difficili.
Il fai da te nelle cure è aumentato notevolmente. Già, il medico di base non è sempre disponibile.
E poi ho paura di prendermi qualcosa andando in ambulatorio. E poi un po’ mi vergogno. Cosa dico al medico di base? Che ho l’ansia? Faccio fatica a dirlo persino a me stessa. Del farmacista mi fido.
La farmacia è un luogo sacro e protetto, di questi tempi quasi una chiesa.
Per il farmacista… è tempo di attenzione, e tanta.
Certo, ci sono leggi e regole, ma serve qualcosa in più: empatia e attenzione.
Attenzione al paziente—cliente, come sempre. Ma attenzione anche alle politerapie, alle possibili interazioni tra farmaci, a fornire al paziente indicazioni e avvertenze. Forse si impiega un po’ più di tempo: dialogare con paziente richiede tempo, pazienza, competenze. Forse è più facile limitarsi a prendere la scatoletta dallo scaffale.
La mia farmacia di riferimento ha cambiato proprietà, e non ne sono granché soddisfatta.
Ieri sono andata, chiedendo il farmaco per la pressione (non ho proprio tempo, questa settimana, di andare dal medico per la ricetta, e non mi ero accorta di aver finito la confezione) e le gocce per dormire.
Mi aspettavo richieste di spiegazioni, titubanza. Niente di tutto ciò. La giovanissima farmacista, però, mi ha guardato malissimo quando ho chiesto le gocce per dormire, fornendo il nome commerciale del farmaco. Poi ha preso le scatolette e me le ha consegnate. Null’altro.
Nessuna reazioni, o domanda, sul farmaco per la pressione: eppure è potenzialmente pericoloso. Nessuna domanda neanche per l’ansiolitico: solo uno sguardo di aperta condanna.
Ottima farmacia, vicinissima a casa, molto fornita. Ma quando avrò bisogno di un consiglio non sarà la mia prima scelta.