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Cambiare stile di vita

Linguaggio persuasivo

Storia
Buon giorno. Lei è il signor Giorgi, vero? Si accomodi. Sono la dottoressa Bianchi, la sostituta del suo medico.
Buon giorno dottoressa. Sono qui per il controllo. 
Sì, il suo medico mi aveva detto che sarebbe venuto. Puntuale come un orologio. Ha anche i nuovi esami, vero?
Sì, certo. Ci sono i soliti dati un po’ alterati.
Vedo. E lei sta già facendo la terapia specifica, vero?
Sì, certo. E mi creda, sono preciso nel seguire la terapia.
È necessario che lei cambi anche il suo stile di vita.
Guardi, l’ho già detto e ripetuto al dottore. Io ho impegni di lavoro pressanti, e moltissime responsabilità. Per me mangiare fuori non è un piacere, ma è un obbligo, un impegno di lavoro. Non posso certo avere ospiti a cena e non mangiare. Gli affari che si fanno a tavola sono i migliori. E poi di stress ne ho già tanto, non vorrà togliermi anche i piccoli piaceri della vita!
No, nulla di così drastico. Le posso studiare una dieta che non solo le permetterà di andare al ristorante, ma la farà apparire anche particolarmente raffinato ai suoi commensali. Vedrà che più segue la nuova alimentazione, più risulterà facile adeguarsi. Ricordo un paziente che, come lei, aveva molti dubbi, e ora segue la dieta anche se non ne avrebbe più bisogno. Mentre prosegue con i farmaci, segue questa dieta, e ne trarrà sicuramente un enorme beneficio.
Bah! Mi ha quasi convinto. Mi dia la dieta
Mi creda, questo è il tassello che le è mancato finora. Segua la terapie e si sentirà subito meglio. 

Domande
  • La dottoressa ha utilizzato una specifica tecnica linguistica per convincere il paziente. Quale?
Risposta
La dottoressa ha utilizzato frasi che vanno, globalmente, sotto il nome di Milton Model.
Con il termine Milton Model si indica un particolare uso del linguaggio, un vero e proprio modello descritto da Milton Erickson, uno psichiatra considerato il padre dell’ipnosi moderna a scopo terapeutico, nonché il più grande esperto di Ipnoterapia di tutti i tempi.
Erickson utilizzava specifiche forme linguistiche, per la maggior parte in forma di domanda, la cui conoscenza è particolarmente utile in ogni occasione della vita nella quale si desidera essere convincenti o si voglia difendersi dai meccanismi occulti della pubblicità ed essere consapevoli delle manipolazioni, nostre ed altrui, che orientano le decisioni.
Sostanzialmente il Milton Model consiste nell’essere abilmente vaghi: in pratica ci si esprime in modo che chi ascolta possa rintracciare nelle frasi di chi parla qualcosa che lo coinvolge e lo riguarda direttamente, anche se chi parla sa molto poco dell’interlocutore e si limita ad applicare il ricalco e ad usare forme linguistiche studiate ad hoc.
Spesso si afferma che il Milton Model è esattamente il contrario del Meta Modello: infatti è tanto sottilmente vago quanto è pignolo il Meta Modello.
Il Milton Model è stato preso come base per innumerevoli tecniche di linguaggio: comunicazione strategica, linguaggio assertivo, linguaggio persuasivo.
Spesso chi vive e guadagna attraverso la Comunicazione ama trovare definizioni più o meno fantasiose, ma fondamentalmente affascinanti, che consentano di motivare che hanno inventato o scoperto un nuovo metodo di comunicazione, efficacissimo, che quindi merita la spesa per impararlo.
Nella realtà tutti i linguaggi persuasivi che ho incontrato finora si rifanno al Milton Model.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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