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Che bravo medico!

Il valore dell’empatia

Storia
In paese è cambiato il medico. Il dr. Russo, medico di base da quasi 40 anni, è andato in pensione, e al suo posto è arrivato il dr. Piazza. Le anziane signore del paese sono in fibrillazione, hanno parlato per intere settimane dell’argomento. Oggi la signora Anna, di 80 anni, incontra la signora Maria, 77 anni, dal fornaio.
Ma sai Maria che sono andata dal nuovo medico?
Sì? E come ti sei trovata?
Benissimo! È giovane, sai, avrà meno di 40 anni, ma è davvero bravo. Mi ha segnato i farmaci, gli stessi che mi dava il dr. Russo, ma mi ha fatto una bella visita. Mi ha detto che ho la salute di una sessantenne. Lo sai che sua nonna era di queste parti? Poi si sono trasferiti, ma per lui venire a lavorare qui è quasi un ritorno a casa. Ha detto che domenica pensa di venire a Messa in paese con la famiglia, e mi ha chiesto se sono più buoni i tortelli del fornaio o quelli che fanno al negozio di alimentari perché vuole portarli a casa. Sai, prima ero preoccupata, ma adesso che l’ho conosciuto sono sicura che ci curerà bene almeno come il medico che c’era prima!
Domande
  • Nulla, del discorso della signora Anna, fornisce reali indizi sulla bravura del medico. Eppure la signora Anna risulta entusiasta. Perché? Cosa è riuscito a fare il dr. Piazza?
Risposte
Il dr. Piazza ha saputo stabilire empatia. L’empatia è la capacità di entrare in sintonia con l’altra persona, di capire cosa sta provando, di farla sentire accettata.
Si può pensare che abbia usato una tecnica di comunicazione?
Sì, è presumibile che il Dr. Piazza abbia usato la tecnica del ricalco. Infatti ha toccato argomenti familiari per la paziente, ha cercato il contatto dichiarando che la nonna è di quelle parti, ha dimostrato stima per la signora chiedendole dove comprare i tortelli: tutte modalità che gli permettono di entrare in sintonia e conquistare la fiducia della paziente in tempi rapidi.
Non si tratta di manipolare la relazione, ma di creare sintonia. Una volta stabilita la relazione di fiducia è possibile entrare nel ruolo di guida in maniera costruttiva. Questa modalità di azione aumenta anche fortemente la compliance del paziente e l’effetto placebo, come dimostrato dal alcuni recenti studi di fisiologia.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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