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Bloccati nel percorso: l'innocente

Nella gestione delle esperienze difficili si può rimanere bloccati nell'archetipo dell’innocente

L'archetipo dell'innocente
Nel percorso di gestione delle esperienze, l’innocente non conosce l’esistenza del drago. L’innocente è nella beata incoscienza, almeno verso quello specifico drago.
Si parla di beata innocenza, o talvolta di incoscienza. La sua potrebbe sembrarci una situazione invidiabile, quasi idilliaca. Ma non è sempre così.
L’innocente vero, che non è mai venuto a contatto col drago, sembra decisamente invidiabile. 
Eppure molti studi, condotti rigorosamente, dimostrano che la mancanza di prove da affrontare, l’ambiente eccessivamente protettivo nell’infanzia, non crea persone più serene o più felici perché è solo affrontando i draghi che impariamo a valutare, consolidare e aumentare la nostra forza e le nostre sicurezze.

Tuttavia ciò che mi preme, qui e ora, non è disquisire sul destino che ci mette di fronte molte o nessuna prova, né discutere sull’educazione che i genitori dovrebbero dare ai propri figli.
Oggi voglio parlare di quelle persone che hanno incontrato il drago, e nonostante questo si mantengono innocenti: si bloccano nel percorso di elaborazione dell’esperienza alla fase di innocente.

Può sembrare improbabile, anche impossibile: chi incontra un drago lo vede! O no?
Chi si blocca nell’archetipo dell’innocente potrebbe anche non riconoscere il drago. Potrebbe averne una percezione confusa. Potrebbe negare l’esistenza del drago.

Perché la definizione di innocente è nei confronti dello specifico drago che deve (dovrebbe) affrontare, non in senso assoluto.
Ed ecco allora persone che scivolano dalle difficoltà: non fuggono (sarebbero viandanti), ma scivolano. Negano i problemi, e soprattutto negano le esperienze problematiche. Non temono nulla, loro. E quindi non hanno alcuna compassione per le paure degli altri.
Non hanno messo alla prova la loro forza, non hanno superato ostacoli. A volte hanno atteso che altri rimuovessero i loro ostacoli. Più si parla del drago, più lo negano e lo rinnegano. E, se messi alla strette, sono bravissimi a mascherare qualcosa da drago.

Affrontare il drago vuol dire mettersi in discussione, quindi loro non lo fanno mai. Spesso non c’è cattiveria, ma può esserci una sorta di superficialità.
A volte potete riconoscerli dalle esperienze ripetitive: voi le vedete, ma loro no. Ripetono gli stessi percorsi, gli stessi meccanismi, perché la vita continua a riproporgli il drago, in diversi modi, a tempi diversi, finché si decidono a vederlo, riconoscerlo e affrontarlo.
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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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