Ascoltami!
Diverse tipologie di ascolto

Storia
Laura, Marta e Giovanna stanno programmando la festa di Natale per tutti gli insegnanti del comprensivo.
Hanno pochissimo tempo, e Laura teme di non riuscire ad organizzare tutto. Il dialogo è più o meno questo:
Laura: Allora, ricapitoliamo. Ciascuno porta qualcosa da mangiare. Quelle delle elementari pensano agli antipasti e ai primi. Noi delle medie pensiamo ai secondi e ai dolci. Cerchiamo di avere abbastanza per tutti, senza...
senza esagerare
– conclude per lei Giovanna
Laura: esatto, senza esagerare. Poi ne riparliamo, per suddividerci le cose. Prima di dimenticarmi, parliamo un attimo degli addobbi per la sala. I bambini sono settimane che lavorano per preparare. Le colleghe delle
Sì, le colleghe delle materne hanno fatto un mucchio di cose
– conclude per lei Giovanna
Laura: Esatto. Sai se hanno fatto solo le cose per la sala o hanno fatto anche qualcosa per addobbare la tavola?
Giovanna:
per addobbare la tavola? Non so.
Laura: Marta, puoi chiedere tu alla tua amica che lavora alle materne.
Marta:
sì, certo. Cosa devo chiedere?
Domande
Riportati così, i dialoghi sembrano la fiera dell’assordo, ma sono più frequenti di quanto ci rendiamo abitualmente conto.
- Giovanna e Marta manifestano due diversi tipi di ascolto, entrambe poco efficaci. Quali?
Risposte
Giovanna e Marta manifestano due diversi tipi di ascolto, entrambe poco efficaci. Quali?
- Giovanna usa una forma di ascolto riflessivo, in cui fondamentalmente chi ascolta è una cassa di risonanza di chi parla. Serve solo a chi parla, che in genere diventa più consapevole di cosa ha detto, ed è una forma di ascolto usata frequentemente in psicologia e in psichiatria. È però inutile per lavorare insieme alla realizzazione di un progetto.
- Marta usa invece l’ascolto passivo, in cui le parole entrano in un orecchio ed escono dall’altro.