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Un genitore difficile

Stili sociali

Storia
Gianni è un adolescente cordiale, gentile, un po’ timido. Ha chiesto a Luisa, professoressa di lettere, di parlarle un attimo durante l’intervallo. 
Prof, domani ci sono i colloqui con i genitori, vero? Mio papà ha detto che questa volta viene lui.
Benissimo, sono contenta di conoscere tuo padre. Credo di non averlo mai incontrato, e mi fa piacere.
Beh, sì, OK. Gianni quasi balbetta e Luisa si preoccupa.
Cosa c’è Gianni? Hai paura? Ma a scuola sei bravo, e a tuo padre non posso dire altro che bene di te. Cosa ti preoccupa? Come ti ho detto sono felice di conoscere anche tuo padre.
Gianni, quasi bisbigliando, dice Contenta?! Spero che dopodomani la pensi alla stessa maniera. Mio papà è un tipo molto diverso da me. Io ho preso dalla mamma. Papà è espansivo, si interessa a tutto, ha un parere su tutto. Insomma, lo conoscerà. Quello che mi preoccupa è che vorrebbe farmi cambiare scuola l’anno prossimo.”
Laura riesce a tranquillizzare Gianni, ma è lei stessa un po’ preoccupata. Sa che Gianni soffrirebbe molto se dovesse cambiare scuola, è timido e ha fatto fatica a legare con i compagni e ad aprirsi con gli insegnanti. Cambiare scuola vorrebbe dire ricominciare da capo.
Il giorno dopo, ai colloqui, vede arrivare un signore. È l’unico uomo, quindi immagina facilmente che sia il padre di Gianni. Gli va incontro e gli dice “dottor Rossi, immagino?
Immagina bene. Lei quindi è la prof. Luisa, come la chiama mio figlio. Credevo fosse più anziana, o forse porta molto bene la sua età. So che lei è molto brava con i ragazzini dell’età di mio figlio. Ha dei figli suoi di quell’età? Io, invece, Gianni non lo capisco proprio. Ma so che è un bravo ragazzo.
Sì, è davvero un bravo ragazzo. Bravo a scuola e molto legato ai suoi compagni di classe. 
Già, e qui sta un problema. Pensi che gli ho offerto di andare in quella nuova scuola, sperimentale, e lui non vuole. Anche la madre è contraria. Dice che qui si sente più sicuro. Per questo sono da lei. Mi dia il suo parere, o almeno mi dia dei buoni motivi per cui dovrei lasciarlo in questa scuola.

Domande
  • La storia fa riferimento ad una particolare modalità per studiare i comportamenti delle persone. Quale?
  • In base a questa tecnica, come possiamo definire il padre di Gianni?
  • In base a quali indizi possiamo dare questa definizione?
  • Cosa dovrebbe rispondere Luisa affinché si convinca a lasciare Gianni nella scuola che già frequenta?
Risposte
La storia fa riferimento ad una particolare modalità per studiare i comportamenti delle persone. Quale?
Gli Stili sociali
In base a questa tecnica, come possiamo definire il padre di Gianni?
Il padre di Gianni è abbastanza chiaramente espressivo.
In base a quali indizi possiamo dare questa definizione?
Alcuni indizi vengono da quello che dice Gianni:
  • Papà è espansivo, si interessa a tutto, ha un parere su tutto: alta espressività e alta assertività
  • vorrebbe farmi cambiare scuola l’anno prossimo: amante delle novità
Altri indizi arrivano da quello che dice: 
  • Lei quindi è la prof. Luisa, come la chiama mio figlio.
Uso del nome di battesimo, estrema cordialità, perfino esagerata
  • Credevo fosse più anziana, o forse porta molto bene la sua età. So che lei è molto brava con i ragazzini dell’età di mio figlio. Ha dei figli suoi di quell’età?
Domande personali, tipiche dell’alta espressività.
  • gli ho offerto di andare in quella nuova scuola, sperimentale
la scuola sperimentale è, per un espressivo, un sogno a cui è difficile rinunciare
Cosa dovrebbe rispondere Luisa affinché si convinca a lasciare Gianni nella scuola che già frequenta?
Luisa dovrebbe creare un rapporto cordiale e sostanzialmente informale.
Poi, magari con un po’ di adulazione, evidenziare che è davvero un bravo padre a preoccuparsi per il futuro del figlio.
Infine potrebbe far presente che la scuola sta studiando tutta una serie di progetti innovativi e sperimentali a cui lui potrebbe dare un contributo mettendosi in contatto con i genitori del consiglio di istituto e che sarebbe davvero un peccato, secondo lei, per la scuola perdere il potenziale supporto di un genitore come lui, e per Gianni perdere l’opportunità di essere il pioniere di progetti speciali, anziché entrare in progetti sperimentali già avviati da altri.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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