Layout del blog

Soft skills Essere leader

Il cattivo leader è colui che la gente disprezza. Il buon leader è colui che la gente rispetta. Il grande leader è colui che fa sì che le persone dicano: "L’abbiamo fatto noi!" Lao-Tze

Oggi vi racconto la mia visione del leader.

Il leader non è un capo: potrebbe esserlo, se è un bravo leader dovrebbe esserlo, ma non è necessario che lo sia. Associare il ruolo di leader a quello di capo è un’abitudine, un modello mentale, che vede la leadership tradizionale inesorabilmente abbinata al potere e al comando.

Ed ecco un altro termine che ha creato non poche confusioni: il potere. Il potere, per me, è responsabilità. Dovere di decidere e guidare, non diritto di comando. C’è una bella differenza!

Vi propongo quindi una visione del leader, che ovviamente potete accettare, rifiutare o discutere: il leader è colui che si prende cura degli altri.

Se deve, sa decidere, sa assumersi le responsabilità, sa guidare, sa persino comandare. Se è un capo non abdica al suo ruolo istituzionale, non si nasconde dietro il team, ma sa anche delegare. Non deve decidere per forza.

Il leader non si nasconde mai, né è sempre in prima fila. Sono le circostanze a guidarlo e il bene comune a determinare le sue scelte. Sa ascoltare, parlare o tacere: non ha preferenze verso l’uno o l’altro.

Il capo leader sa spingere i riottosi, i timidi e gli insicuri, e sa anche fermare gli arroganti, gli avventati e gli irruenti.

Il leader conosce se stesso. Non si occupa di se stesso, né si preoccupa delle sue necessità, ma dedica tempo a se stesso per conoscersi e migliorarsi. Il leader, secondo me, non è colui che si sacrifica, ma colui che riconosce nel bene comune il vantaggio collettivo.

Oggi il leader deve saper vedere e pensare in maniera sistemica, ed è meglio se sa anche sognare.

Ovviamente il leader non giudica, ma non è questo a fare di lui un leader.

L’insegnante dovrebbe coltivare la propria leadership?

Io credo di sì, considerando che la sua influenza sugli studenti è comunque importante: può essere profondamente positiva, talvolta pesantemente negativa, raramente indifferente.

Pensare, però, che solo persona carismatiche possano fare gli insegnanti è totalmente assurdo, e tantomeno necessario secondo la definizione di leader come colui che “si prende cura”. Qual è quindi la leadership da coltivare?

Non credo che esistano regole, e in realtà è dalla varietà delle personalità e degli stili di leadership degli insegnanti che il giovano può formarsi una personalità completa, vagliando e scegliendo, per analogia o per contrasto. Ci sono però alcuni consigli, per la maggior parte ovvii, ma importanti.

  • Trasmettere i propri valori, ma non trasferire le proprie paure o le proprie convinzioni. Un esempio?

La religiosità è un valore, il senso del divino è un valore. La religione è una convinzione. Lo so, vi sto facendo l’esempio più difficile da digerire, e forse il più controverso. Però è la realtà. La religiosità e il senso del divino sono valori universali, indipendenti dalla cultura, dal luogo di nascita, dall’età, dallo stile di vita, e persino dalla religione in cui si crede o che si pratica. Tant’è vero che si può essere atei ed avere un profondo senso di religiosità, ad esempio davanti ad un spettacolo della natura. La religione è invece una convinzione: ognuno ha la propria e purtroppo molte guerre sono state combattute in nome della religione.

  • Non scaricare sugli studenti le proprie frustrazioni o malumori.

È davvero ovvio, ma spesso ci sono fraintendimenti sull’argomento. I giovani, soprattutto i bambini, hanno pieno rispetto per problemi o limiti altrui. Se l’insegnante dichiara di non essere in forma, la maggior parte degli alunni parla a voce bassa. Sono però altrettanto bravi a cogliere i bluff. Così è inutile far finta di essere ciò che non si è, fingersi superman, dichiarare di non sbagliare mai o altre falsità del genere. La “disonestà” viene generalmente pagata con la sfiducia.

Un ultimo elemento è, sempre secondo me, fondamentale. Se l’insegnante si dimostra desideroso di imparare diventa quasi immediatamente una guida per gli studenti. In parte è il famoso “insegnare tramite l’esempio”, in parte è la trasmissione del valore dell’apprendimento, in parte gioca un fattore di coerenza (chi insegna dovrebbe essere colui che maggiormente desidera imparare).

Buon lavoro, leader!

Autore: Carla Fiorentini 2 novembre 2024
Non è facile, ma si impara a vivere nell’incertezza.
Autore: Carla Fiorentini 2 novembre 2024
Un patto complesso e composito
Autore: Carla Fiorentini 2 novembre 2024
Un insegnate può fare la differenza
Autore: Carla Fiorentini 28 ottobre 2024
Non sono nostalgica, ma sono abbastanza vecchia per ricordare tempi diversi.
Autore: Carla Fiorentini 14 ottobre 2024
Il patto di fiducia scolastico si è sfilacciato poco a poco, e ora rimangono pochi, sottilissimi fili.
Autore: Carla Fiorentini 14 ottobre 2024
Conosci la storia della rana bollita?
Autore: Carla Fiorentini 23 settembre 2024
La nostra vita, e il nostro ben-essere, sono fortemente influenzati dai patti di fiducia.
Autore: Carla Fiorentini 23 settembre 2024
La nostra vita, e il nostro ben-essere, sono fortemente influenzati dai patti di fiducia.
Autore: Carla Fiorentini 15 settembre 2024
Ero in farmacia, in attesa. Un’attesa piuttosto lunga visto che si trattava di una farmacia che fa il servizio di prenotazione degli esami e delle visite. Mi annoiavo ed ho cominciato a guardarmi attorno e, confesso, ad ascoltare le chiacchiere degli altri utenti in attesa. Mi ha fatto piacere incontrarti, ma perché vieni in questa farmacia? Non c’è la farmacia XXX più vicino a casa tua ? Sì, la farmacia XXX è decisamente più vicina, ma qui sorridono. Lì sono sempre scorbutici e a volte rispondono anche scocciati se chiedi informazioni. Forse è perché … Ecco. Smetto di ascoltare, e non saprò mai il presunto motivo per cui, nell’altra farmacia, sono scorbutici. Il dialogo è stato illuminante soprattutto per chi, come me, si occupa di comunicazione e management. Mi occupo, e preoccupo, di insegnare tecniche, di cercare le parole giuste, di spiegare modalità di comunicazione, di identificare esempi e suggerimenti, di incrementare hard skills e soft skills, ma ci si dimentica dell’essenziale: il sorriso . Entrare in farmacia, per qualunque motivo, e trovare il farmacista che sorride è un validissimo motivo per scegliere una farmacia invece di un’altra, magari più comoda. Però, attenzione, deve trattarsi di un sorriso vero. Esiste una netta differenza tra un vero sorriso e uno falso, voluto, determinato da movimenti volontari dei muscoli facciali. La differenza è dimostrabile tecnicamente, e per moltissime persone è percepibile a livello inconscio. Il farmacista che sorride non fa una smorfia movimentando le labbra all’insù: sorride veramente. Eppure anche il farmacista può avere problemi personali, attraversare un periodo nero, essere triste o preoccupato. Ciò che spesso dimentichiamo è che siamo noi ad avere uno specifico stato d’animo, e invece spesso ci comportiamo come se fosse lo stato d’animo, soprattutto se negativo, ad avere il pieno possesso di noi. È assolutamente possibile accantonare uno stato di infelicità per un certo periodo, dando spazio a veri sorrisi. Come? Qui le tecniche, gli esercizi e le riflessioni contenuti anche in questo sito, possono essere di aiuto: pensieri felici, meditazione, comunicazione, possono fare la differenza, quando è necessario. Ma il primo passo è personale: bisogna volerlo. Per quanto storte vadano le cose, ogni tanto si può dare una vacanza al dolore, dedicarsi agli altri, anche fornendo sorridendo la medicina prescritta o il consiglio richiesto.
Autore: Carla Fiorentini 15 settembre 2024
Da molti anni il mondo delle aziende utilizza quello che viene definito management by objective : gestione per obiettivi . Si tratta di definire uno o più obiettivi e perseguirli per un certo periodo di tempo. La scuola si è poi adeguata, anche se non sempre parla di obiettivi o di piani strategici, ma si affida ad una serie di sigle e burocrazie che, più o meno, hanno la stessa funzione. Parlare quindi di obiettivi per il nuovo anno scolastico è del tutto legittimo. Eppure … La gestione per obiettivi ha, da tempo, evidenziato una serie di limiti e problemi nel mondo aziendale , ed è triste vedere la scuola che, in ritardo, si adegua ad imitare anche gli errori dell’industria. Attenzione, però, non prendere questo come una scusa per non pianificare il nuovo anno alle porte, anzi. Si tratta di aggiungere, non di togliere. Se mi seguite sapete bene che io mi fisso una serie di obiettivi, in diverse occasioni, dunque apparentemente faccio qualcosa che ho appena dichiarato inutile. Dov’è il trucco? Gli obiettivi servono, funzionano, hanno un senso solo se inseriti in un contesto di Vision, cioè di aspirazione e desiderio globale di realizzazione di qualcosa di importante. La Vision offre il contesto da realizzare, gli obiettivi discendono da questo e permettono, a loro volta, di tradurre in azioni pratiche e giungere alla realizzazione concreta. Il consiglio è quindi di utilizzare queste ultime settimane prima dell’inizio delle lezioni per identificare la vostra Vision, in vostro sogno per il nuovo anno. Ti chiedi quali sono le differenze sostanziali tra obiettivi e vision? La risposta, per quanto limitata all'essenziale, è nella vignetta qui sotto. Gli obiettivi sono, sostanzialmente, contenuti anche nei programmi ministeriali. Personalmente suggerisco di dedicare un po' di tempo a ragionarci su, declinarli, scriverli con un linguaggio che risuoni. Tuttavia gli obiettivi sono fortemente razionali: cosa insegnare, come, in quali tempi, quali livelli di conoscenza far sviluppare negli studenti... In pratica, gli obiettivi servono per riempire il secchio delle competenze. La vision è il sogno da condividere e realizzare insieme alla classe, e ad ogni singolo studente. In pratica, quale fuoco accendere. Nella vision possiamo stabilire che tipo di atmosfera vogliamo creare, quali valori desideriamo trasmettere, che insegnante desideriamo essere, quale impronta lasciare per il futuro della classe e di ogni singolo studente, e molto altro.
Show More
Share by: