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Soft skills e pensieri in libertà

Ciò che l'insegnante è, è più importante di ciò che insegna. Soren Kierkegaard.

Provate a chiudere gli occhi e ripensare agli insegnanti che avete avuto a scuola. Potete classificarli, anche se non ne ricordate i nomi? Generalmente sì:

  • c’è quello severo,
  • quello che si lascia andare a simpatie e antipatie,
  • quello un po’ nevrotico,
  • persino quello che fa sbottare “chi gli ha dato la laurea?”.

Sono tutti lì, ancora davanti alla nostra memoria: quello decisamente ingiusto, quello che tanto promuove tutti, quello che sicuramente ha sbagliato mestiere …


Alcuni li ricordo con piacere, con stima, ma altri …

Credo sia vero ciò che afferma Kierkegaard, ma non lo dice solo lui, ciò che siamo è più importante. Ma non ci si può limitare a questo. O, meglio, che si occupa di essere, e di diventare migliore giorno per giorno, si interessa sicuramente anche a ciò che insegna e a come lo insegna.

Un buon insegnante desidera trasferire valori, coscienza e conoscenza. Desidera suscitare domande, formare la voglia di apprendere.

Uscendo un attimo dalla scuola, ricordo un direttore, in azienda, decisamente simpatico, piacevole per chiacchierare, che amava lo stesso tipo di viaggi che amo io: una persona fantastica per farci le vacanze insieme. Un direttore orribile: poco competente, senza voglia di lavorare, scarsamente equo.

L’insegnante, per parallelismo, avrà bisogno di essere, ma anche di conoscere profondamente la materia che insegna e di saper insegnare. O davvero ricordate con affetto i professori che non vi hanno insegnato nulla della loro materia?

L’insegnamento è anche cultura. Saper insegnare è anche saper trasmettere.

A questo servono la didattica, la pedagogia, la psicologia. A questo servono le tecniche di comunicazione, il coaching, le tecniche di leadership e persino il counselling.

Spesso si trova la citazione: sapere, saper fare e saper essere. Non so chi l’abbia detto per primo, ma rimane uno dei punti essenziali per chiunque, e nella maggior parte delle professioni. Collegando questo principio guida alle tecniche di comunicazione, in questo caso alla PNL, desidero segnalare che:

  • il sapere è la classica conoscenza teorica, l’amore per il sapere filosofico e speculativo. È anche la logica, la razionalità, la curiosità, il pensiero: è il sapere e l’apprendimento legato al sistema rappresentazionale auditivo.
  • il saper fare è il mostrare, il dimostrare, il far vedere: è il sapere e l’apprendimento legato al sistema rappresentazionale visivo
  • il saper essere è l’emozione, la sensazione, l’empatia: è il sapere e l’apprendimento legato al sistema rappresentazionale cinestesico

Un buon insegnante è abbastanza flessibile da poter fare appello tutti i filtri sensoriali, e coinvolgere gli studenti con ogni sistema rappresentazionale.

A questo aggiungo il vivere in maniera proattiva, e l’insegnare la proattività: imparare ad agire per raggiungere il risultato desiderato, nel pieno rispetto della Natura, del Mondo e degli altri. 

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Se due individui sono sempre d'accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi. - Sigmund Freud.
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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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