Comincia un nuovo anno scolastico, ma a me sembra che nulla sia davvero cambiato.
La novità di quest’anno è la campagna elettorale, motivo per cui molti spendono parole e intenzioni sull’ennesima riforma scolastica, risolvere le difficoltà, evitare il precariato, aumentare gli stipendi o almeno le opportunità di guadagno degli insegnanti.
Parole già sentite.
Se ne parla meno, ma rimane il problema dell’edilizia scolastica, con scuole non a norma e aule…
Però ci sono i banchi a rotelle, più o meno tutti accatastati da qualche parte o decisamente rottamati.
È difficile dare risposte ai difetti della scuola.
Cambiamenti ne sono stati fatti tanti, negli anni. Ho vissuto la mia infanzia immersa nelle problematiche della scuola: padre preside e matrigna segretaria, a cui si è aggiunta una sorella prima insegnante e poi dirigente scolastico. Non c’era incontro di famiglia in cui la scuola non assorbisse almeno il 95% delle conversazioni.
Eppure, tra una riforma e un cambiamento, ho la sensazione che molte questioni, forse le principali, siano sempre le stesse.
E poi ci sono le novità (anche se ormai datate anche quelle) decisamente fastidiose, come quella strana teoria che la scuola debba preparare al lavoro.
La scuola prepara alla vita.
Per me questa è sempre stata una verità, e lo è ancor più oggi sulla base di alcune semplici considerazioni.
La scuola prepara alla vita, alla voglia di imparare, alle competenze basilari, alla convivenza civile, in sinergia con la famiglia che prepara alla vita con l’educazione e la trasmissione dei valori.
È così assurdo chiedere questo?