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La gestione delle esperienze difficili: cambiare prospettiva

Una modalità fantastica per la gestione delle esperienze

In articoli precedenti abbiamo visto il percorso necessario per la gestione delle esperienze difficili e dolorose. Ora vi racconto una modalità che, per me, è stata fantastica e utilissima.
Il percorso archetipico tracciato ed esaminato in articoli precedenti è fondamentale per trasformare un’esperienza difficile e dolorosa in una risorsa. In certi testi questo percorso viene definito “viaggio dell’eroe”.
L’esperienza, il fatto, viene rappresentato come un drago, o un demone, che sopraggiunge all’improvviso. Quando arriva il drago siamo innocenti, ignari del drago e della sofferenza che porta. Poi, prendendo coscienza, ci sentiamo orfani, defraudati e annichiliti dagli avvenimenti. Il passo successivo è diventare martiri, dolorosamente consci, ma anche arrabbiati per ciò che ci ha colpito. Il martire trova la forza di allontanarsi dal dolore, per non soccombere, e si trasforma in viandante, che vaga alla ricerca di armi per combattere il drago. Trovare le armi, ed imparare ad usarle, trasforma il viandante in guerriero, che sviluppa forza e capacità fino al punto di poter realmente affrontare il drago. E quando giunge la consapevolezza che il drago si può sconfiggere si diventa maghi, e la battaglia non è più necessaria perché il drago non va più combattuto, ma trasformato in risorsa. E così si chiude il cerchio ritornando innocenti.
Spesso qualcuno sostiene di aver “saltato dei passaggi”, ma non è così. L’impressione di aver saltato dei passaggi avviene per due motivi fondamentali: qualche passaggio può avvenire in maniera inconsapevole oppure le esperienze precedenti ci hanno indotto a bloccarci in un particolare archetipo, e tendiamo a raggiungere molto velocemente quello stadio perché ci è più congeniale.
Ma ciò che vi voglio proporre oggi è un cambio di prospettiva, che ha aiutato me ad elaborare proprio quelle esperienze su cui faticavo di più.
Non si tratta di un modo per saltare passaggi, né per risparmiare le sofferenze. A me è stato utile soprattutto per chiudere il cerchio, quando il mago rischia di fare un passo indietro. Ci sono infatti situazioni in cui razionalmente troviamo le lezioni positive, ma ancora il cuore e le emozioni tendono a dirci quanto sarebbe stato bello poterle evitare.
Io credo nelle reincarnazione, ma non è necessario crederci: potete anche solo immaginare.
Ed ora immaginate di essere voi, e voi solo, a scegliere e a decidere. E avete scelto esattamente i vostri genitori, la vostra vita, quella specifica esperienza. Perché l’avete fatto?
  • Il masochismo non è una risposta, anche se a volte si può essere tentati di crederci.
Guardate le vostre esperienze negative.
Sperimentate affermazioni come
  •  “ho studiato giorno e notte per un mese per superare quell’esame. Ma poi mi sono laureata a pieni voti”
  •  Ho fatto la fame per tre mesi per perdere 10 kg, ma adesso mi sono rifatta il guardaroba e mi sento felice
  •  Ho fatto anni da incubo per pagare il mutuo, ma casa mia è bellissima
Sono tanti, nella vita, gli sforzi, i sacrifici, le fatiche che facciamo per realizzare i sogni. Perché non potremmo aver usato lo stesso criterio per scegliere la nostra vita, i nostri genitori, le nostre prove eroiche?

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Se due individui sono sempre d'accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi. - Sigmund Freud.
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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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