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Il potere della Kabbalah

Yehouda Berg - Il potere della kabbalah – ed. TEA 2011

La Kabbalah ebraica è uno dei testi più sacri, ma anche più oscuri, almeno fino ad oggi.
Anni fa comprai alcuni libri sulla Cabala, un antico testo ebraico considerato sacro da alcuni, blasfemo da altri.

Ne fui affascinata: si parla di numerologia, della creazione del mondo, della reincarnazione. Oscuri, complessi, difficili da leggere e ancor più da assimilare, sono rimasti in biblioteca, letti solo in parte.
Li ho lasciati lì, come libri da studiare quando andrò in pensione. 
E quando, in libreria, venivo attratta da libri sullo stesso argomento, li evitavo accuratamente. 
Poi ho avuto una seconda possibilità. Forse il mio angelo custode ha saputo che la pensione si allontana, se mai riuscirò ad averne una.
Così, mentre ero alla ricerca di un libro sul femminile, sui valori femminili che si trovano anche nell’uomo, ho letteralmente sbattuto il naso su questo libro: Il potere della Kabbalah. 
Edizione economica, copertina lineare, chiara, che mi attirava. In copertina il nome dell’autore Yehuda Berg e l’indicazione che i suoi libri sono ormai best seller, letti da milioni di persone.
Non ho resistito! 
“Se li hanno letti milioni di persone devono essere comprensibili”, ho pensato. 

E sicuramente questo libro è comprensibile. O, per essere precisi, è scritto con una semplicità disarmante, e con una profondità devastante.
Einstein diceva: “non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarlo a tua nonna”. Ed è terribilmente vero. Chi ha capito, nel profondo del suo essere, un concetto, è in grado di spiegarlo con parole semplici e comprensibili a tutti. Saranno poi le parole stesse, con la loro semplicità, a scavare dentro coloro che leggono, o che ascoltano.
E così è per Yehuda Berg.  

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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