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Gli istanti, quelli belli

Basta poco per iniziare la giornata con un sorriso

Molto tempo fa mi ha colpito una frase del film La ricerca della felicità: Il numero di respiri che fate in vita vostra è irrilevante, quello che conta veramente sono i momenti che il respiro ve lo tolgono.

Quelli descritti sono gli attimi di felicità totale, quella dei pensieri felici che permettono a Peter Pan di volare e a Harry Potter di evocare il patrono.

Possono essere tanti, o pochi, ma hanno valore inestimabile.


Poi ci sono gli istanti che permettono di iniziare bene la giornata.

Il coniuge è in pensione, io lavoro da casa. Questo ci permette di ritagliarci, al mattino, 10-15 minuti per un cappuccino al bar.

Già questo, per me, è un modo per dirmi che mi voglio bene.

Dal covid, però, il timore di mio marito di infezione ci ha indotto a prendere il cappuccino seduti al tavolino all’aperto, tranne quando diluvia. È stato un cambio di abitudini che ha portato conseguenze positive.

  • La prima è poter osservare i bimbi che vanno a scuola, e i più piccoli al nido: ciascuno ha le proprie modalità.
    C’è quello svogliato, che si fa trascinare, quello chiacchierino, che approfitta dei momenti di passeggiata per raccontare il suo mondo al genitore che lo accompagna, quello che fa la strada mangiando la focaccina appena acquistata. Ognuno a suo modo, e ognuno strappa un sorriso. Poi ci sono i bimbi curiosi che cercano un sorriso e, se li guardi o li saluti, ricambiano con entusiasmo.
  • La seconda conseguenza è che le persone che da anni incontriamo, sempre allo stesso bar e più o meno alla stessa ora, ora talvolta si fermano, il distratto buongiorno diventa più intenso.
  • La terza conseguenza è che i cani che ogni giorno passano davanti al bar (o vanno al bar con il loro umano) ora ci riconoscono, spesso si fermano a chiedere una carezza e a loro modo salutano.

Quei 10-15 minuti sono diventati un grande regalo di istanti, quelli belli, quelli del sorriso e del riconoscersi, come avviene solo nei piccoli paesi, ma noi siamo in centro a Milano.

Basta davvero poco, ma vale davvero tanto.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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