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Buona Pasqua 2020

Auguri e riflessioni per la Pasqua 2020

Pasqua, lo sappiamo, significa passaggio e nasce da un passaggio ben preciso: l’uscita degli ebrei dall’Egitto, guidati da Mosè. È il passaggio dalla schiavitù verso la Terra Promessa.
Per i Cristiani è la resurrezione: ri-sorgere.

Possiamo cercare altri significati nel fatto che la Pasqua, almeno per i cattolici, è fissata nella prima domenica dopo la prima luna piena di primavera: il calendario basato sui mesi lunari è il più antico calcolo dei tempi usato dall’essere umano.

Personalmente, considerando il mio amore per il Viaggio dell’eroe, trovo significativo che sia la Pasqua ebraica che quella cristiana celebrino il lasciar andare per iniziare qualcosa di nuovo e migliore. Gli ebrei non festeggiano l’arrivo alla Terra promessa, ma l’abbandono della schiavitù. E il termine resurrezione ha molte assonanze con il sorgere del sole, l’inizio del nuovo giorno.
E allora?

Ecco, per me la Pasqua è quel lasciar andare di qualcosa legato alla paura, al buio, per potersi incamminare verso la luce, la felicità, l’amore, per iniziare quel nuovo cammino liberi da ciò che opprimeva. Perché solo lasciando andare creiamo lo spazio per conquistare luce e amore.

Quest’anno è sicuramente una Pasqua speciale. L’universo, o Dio, se preferite, ci sta regalando una Pasqua libera da infrastrutture e orpelli. Lo so, la quarantena è dura. Eppure ci offre quello spazio di riflessione per comprendere e scegliere cosa è il momento di lasciar andare e decidere verso quale luce incamminarci.

Ed è questo il mio augurio, consapevole di quanto possa essere difficile, ma altrettanto consapevole, per le mie esperienze personali, di quanto si possa conquistare se si accetta di compiere il viaggio, di abbandonare la fatiscente sicurezza della schiavitù, di correre il rischio di attraversare il Mar Rosso. Abbiamo vissuto, e stiamo vivendo, un periodo in cui il lutto pesa su tutti noi, si sente, anche per chi ha avuto la fortuna di non perdere persone care. Per questi lutti il dolore che proviamo è un sacro tributo, per il quale non ho parole, ma lacrime.

Molti vivono anche un altro tipo di lutto, quello legato al tipo di vita che abbiamo condotto, stravolto dall’epidemia. Marion Zimmer Bradley, una delle mie scrittrici preferite, scrive che “chiunque voglia vivere più di una vita, deve accettare più di una morte”. Pasqua ci vuole ricordare che ci sono morti che conducono a nuove vite: sta a ciascuno di noi far sì che il futuro sia pieno di luce e felicità.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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