Buon Natale 2017

Pace in terra agli uomini di buona volontà

Mentre sto scrivendo questi auguri, il mondo incombe. Nord Corea, Trump, immigrazione, guerre, carestie, povertà, disastri ambientali. E, ciliegina sulla torta, gli haters, quelli che si dedicano agli insulti.
Tra ingiurie e polemiche verrebbe da chiedersi se fare gli auguri di Natale sia politically correct.

Io credo che lo sia, e non perché sono stata battezzata e allevata seguendo, seppure in maniera molto blanda, i principi della religione cattolica. Credo che lo sia per il significato del Natale che trascende la data in cui viene fissato o festeggiato.
Alcuni cristiani, infatti, pongono la data di nascita del Cristo il 6 gennaio e nell’antichità il 25 dicembre era la festa per la nascita del Sol Invictus. Per gli appassionati di storia è possibile trovare altri riferimenti e molti motivi per una o l’altra data. Per non parlare, poi, delle modifiche dei calendari ufficiali …
Con il passare dei secoli, e successivamente la globalizzazione, il Natale, il 25 dicembre, è diventata una festa universale e solo gli integralisti potrebbero sentirsi infastiditi dagli auguri di Natale, ma penso che a nessuno di loro sia mai venuto in mente di guardare i miei siti o le mie pagine Facebook.

Il mio augurio, in questo Natale 2017, è di ritrovare lo spirito del Natale.
Perché il Natale è prima di ogni altra cosa un’emozione ed una promessa.

L’emozione è quella che vediamo negli occhi di molti bambini. E non solo l’abbiamo persa noi adulti, ma la stiamo facendo dimenticare anche ai bambini. Troppi giochi, troppi dolci, troppa mancanza di giorni speciali. E scarsissima attenzione a chi non ha mai giorni speciali.
La promessa è quella del trionfo del bene: alla notte, per quanto buia, segue il giorno. E poi c’è quella promessa di Pace in terra per gli uomini di buona volontà.
Pace per chi la cerca e la costruisce. E pace qui, in terra, non una promessa di Paradiso, ma una promessa ancora più grande, secondo me, quella che sia possibile costruire un mondo buono, realizzare la pace, qui, in terra, tra gli uomini.

Sfido chiunque a non aver mai avuto, durante questo 2017, un momento di dubbio. Essere onesti è inutile, è da stupidi. Ci vorrebbe la pena di morte. Non sono razzista, ma … In questo 2017 io mi sono ritrovata a dubitare della democrazia, eppure è uno dei miei valori più profondi.
Ed ecco che il Natale ci richiama con la promessa: Pace in terra agli uomini di buona volontà. Per ritrovare il coraggio di credere, non in Dio, con cui ciascuno ha un rapporto personale, ma nella pace e negli uomini di buona volontà. Credere che sia ancora possibile e che valga la pena provarci.

Buon Natale!
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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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