disse il dr. Rossi avanzando con la mano tesa verso il dr. Bianchi, che non vedeva da tempo.
Rispose il dr. Bianchi stringendo la mano del collega.
Replicò il dr. Rossi appoggiando anche la mano sinistra sulla mano del collega, creando così una stretta di mano un po’ particolare.
Proseguì il dr. Rossi appoggiando la mano sul braccio del dr. Bianchi.
Tra i due colleghi si è svolta una sorta di lotta per la supremazia, in cui ha vinto il dr. Rossi.
La comunicazione è del tipo non verbale, e il messaggio è passato attraverso la stretta di mano e il successivo gesto del dr. Rossi di prendere per il braccio il collega.
Ripercorriamo il processo della stretta di mano descritta:
La stretta di mano è una delle modalità spontanee e inconsce per stabilire la supremazia tra due persone:
Un’altra reazione per ristabilire l’equilibrio di forze è quella usata dal dr. Rossi: chiudere la mano del collega tra le proprie
A questo gesto, il dr. Rossi ne fa seguire un altro che può essere di spontanea amicizia, ma nel contesto diventa un’ulteriore dimostrazione di supremazia: il contatto della mano con il braccio nel momento in cui i due si incamminano, come a voler affermare “ti guido io”.
Una avvertenza per le donne: anticamente il gesto di saluto tra uomo e donna non era la stretta di mano, ma il baciamano. L’uomo poneva la propria mano sotto, orizzontale rispetto a terreno, e la signora poneva la sua mano sopra. In una stretta di mano, oggi, tra uomo e donna, il fatto che l’uomo ponga la sua mano con una angolatura “sotto” non significa necessariamente che si senta inferiore: può essere il recupero parziale di un antico gesto di cortesia, e vi ricordo che viene da un’epoca in cui le donne non avevano diritto di voto e, in molti contesti, neanche diritto di pensiero.