Soft skills Il ruolo della leadership

Il miglior soldato non attacca. Il combattente più valido riporta la vittoria senza ricorrere alla violenza. I massimi conquistatori vincono senza lotta. Il capo di maggior successo guida senza imporre dettami. È quella che si chiama non aggressività intelligente, ed è così che si esercita il dominio sugli uomini. - Lao Tzu

Vengono regolarmente spesi fiumi di parole sulla leadership, e anch’io ho scritto spesso nel blog su questo argomento, anche in ambito scolastico.

Il termine inglese Leader è traducibile in italiano con il vocabolo “capo”. Ed è da qui che cominciano i problemi.

Chi è “il capo”? Colui che comanda (come molti pensano), colui che guida, colui che gestisce o colui che ha maggiori responsabilità?


Certo, il capo è un po’ di tutto questo, ma è anche molto di più. La vera leadership è prima di tutto flessibilità, perché il leader è fondamentalmente colui che “si prende cura” degli altri, persino quando comanda.

Esistono, e sono stati studiati, molti stili di leadership, sono stati codificati molti schemi per esaminare ed accrescere l’essere leader. Ciascuno può esserlo, ciascuno lo è a modo proprio. I migliori sanno esserlo nel modo più utile per gli altri e per il risultato da ottenere.

Io amo quella che definisco leadership quotidiana: la capacità di essere il leader di noi stessi, la foza di essere, tutti i giorni, un supporto per gli altri, e molto ancora.

Per te, come insegnante, in questo progetto Soft skills e saper essere lavoriamo su una leadership particolare: la leadership partecipativa, quella necessaria per lavorare con i colleghi e per collaborare con i genitori.

Poi esamineremo cosa insegnare agli alunni sulla leadership, e come insegnarlo in base alla loro età.

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La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …
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