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Puntare al successo

Tutto e tutti, nella nostra società, sembrano spingerci verso il successo.

In una società che vive il successo come massima aspirazione molti si chiedono come ottenerlo, e si arrabattano per raggiungerlo, ma non tanti si chiedono cos’è. La risposta …


Alla mia non più verde età ho avuto, come è normale, la mia dose di successi e di fallimenti.

  • Ho goduto dei primi, imparato dai secondi.

Ma ora, iniziando una nuova vita, mi chiedo cosa sia il successo e, soprattutto, quale successo desidero perseguire per i prossimi anni.

Non parlo di obiettivi. Quelli, paradossalmente, sono più semplici da stabilire.


Ogni società offre una sua definizione di successo e, di solito, ciascuno di noi si adegua, perseguendo traguardi e soddisfazioni che, in fondo, sono stabiliti da altri.

Secondo me non funziona o, forse, non funziona per me, o non funziona più per me.


Il numero di followers, i like, la posizione codificata dal biglietto da visita, e persino i soldi, hanno un significato sociale, ma non sempre a questo equivale una profonda soddisfazione personale.

Sia chiaro: non è l’obiettivo, o il raggiungimento dell’obiettivo, quello che dà felicità. La felicità è una competenza, un fatto interiore.


L’educazione ricevuta, a cui mi sono ribellata riconoscendo, però, che molti elementi mi sono rimasti attaccati, penetrando nelle ossa, mi fa affermare, in piena sincerità, che per me il successo non è neanche il riconoscimento, mio o altrui, di alcune capacità: le affermazioni che risalgono all’infanzia e all’adolescenza che evidenziano le mie molte manchevolezze risuonano sempre estremamente potenti.

Una parte di me è sempre la bambina scema.


Ho imparato, da adulta, ad apprezzare i complimenti sinceri, eppure continuo ad essere sempre convinta che siano dettati più da affetto che da ammirazione.


Vivo una fase di costruzione, o forse dovrei dire di ricostruzione, e sto chiedendomi dove concentrare le mi energie e le mie azioni. È ovvio, o lo è per me, che questo comporti la definizione di obiettivi concreti, ma, come ho affermato, stabilire obiettivi è più semplice (e come esperta di marketing strategico e coach sono sicuramente allenata) che identificare il successo a cui aspirare.

Cos’è il successo, dunque?

La risposta è decisamente più semplice di quanto potessi pensare, ed è lì, nella mia vita, e nella mia anima, da molto tempo.

Mi aiutano il passato, il viaggio dell’eroe e meditare con i tarocchi.

Sono ribelle di natura, e spesso questo tratto del mio carattere mi ha salvato da condizionamenti, il mio archetipo del viaggio dell’eroe è il folle, il giullare, che sostanzialmente ha molte corrispondenze con il matto dei tarocchi. E ho la mia risposta. Il successo, per me, è vivere, è la libertà, la scoperta. Fare ciò che amo e farlo al meglio, senza prendermi troppo sul serio.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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