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Qualcosa di nuovo

Una delle soluzioni che per me è sempre efficace per affrontare le difficoltà è iniziare qualcosa di nuovo.

Una delle soluzioni che per me è sempre efficace per affrontare le difficoltà è iniziare qualcosa di nuovo.

Ci provo anche questa volta, in queste calde settimane segnate da una ricaduta di mio marito.


Mio marito ha parecchi anni più di me, un carattere ansioso e, in passato, qualche momento di depressione. Tre anni fa, nell’estate del 2020, un lungo episodio di difficoltà cognitive. Abbiamo colpevolizzato la pandemia, e i medici hanno trovato una soluzione. Fu un’estate terribile, ma non sapevo che poteva andare peggio.

  • L’anno dopo, in giugno, andò peggio. La diagnosi fu terribile: demenza senile.

Abbiamo trovato un meraviglioso geriatra per un po’ è andato tutto bene, o quasi.

Ormai conosco i segni, le fragilità.

  • Ora ci risiamo: problemi cognitivi e ansia a mille.

Sto aspettando la visita del geriatra, ma la preoccupazione è tanta. Anche la fatica, perché la mia salute ha diversi problemi. Dovrei anche essere operata, ma anche se dovessi riuscire a gestirlo per la settimana (almeno) di ospedale, poi so che devo fare una lunga convalescenza e, come dice il mio medico di base, la situazione non me lo consente. Fortunatamente rimandare l’operazione a tempi migliori non comporta grandi rischi, per me, ma solo dolori fisici.

  • Non abbiamo figli. La mia famiglia è presente, preoccupata, e abita lontano. I suoi nipoti sono totalmente assenti.

Questo il quadro generale.

Da anni mi occupo di coaching e mentoring, gestione delle esperienze difficili, crescita e benessere personale. Ciò non aiuta lui, e mi ricorda la storiella del figlio del calzolaio che ha le scarpe rotte.

Nemo profeta in patria, ormai lo so.

Però posso far ricorso a tutto ciò che so per me stessa, come ho fatto anni fa quando mi diagnosticarono il tumore. (il mio libro Quattro passi in galleria – quando non vedi la fine del tunnel, arredalo racconta esattamente quel percorso).

Eccomi quindi ad arredare un nuovo tunnel, aiutata da nuove competenze. Questa volta, però, ho scelto di fare qualcosa che, spero, possa essere utili ad altri.

Ho quindi avviato un gruppo su FB: caregiver, non sei solo dove ogni caregiver possa raccontare e raccontarsi. Da parte mia mi impegno a fornire supporto e strumenti.

Lo so, può sembrare strano avviare una nuova iniziativa in luglio, ma la mia estate sarà qui e troverò sicuramente tempo da dedicare a me e ai caregivers.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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