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Mappe mentali

Mappe mentali: cosa sono e a cosa servono

Le mappe mentali hanno praticamente rivoluzionato la vita, in meglio, di migliaia di studenti, ma anche di professionisti che, nel loro lavoro hanno bisogno di apprendere, memorizzare e, contemporaneamente, essere creativi.
Chi le conosce, e le usa, ne è assolutamente entusiasta. 
Io ho ottima memoria, buona capacità di apprendimento, e quando ho sentito parlare per la prima volta di mappe mentali avevo qualche perplessità, ma l’entusiasmo di amici coetanei mi ha poi indotto a studiarle. 
Ed ora ne confermo la validità e l’utilità.
In particolare le trovo utili per la raccolta e memorizzazione delle informazioni. E qui apro una parentesi: la mia generazione (over 50) è cresciuta sapendo che trovare informazioni era difficile. L’obiettivo era quindi avere più informazioni possibili per analizzare un problema, o gestire una situazione. Ora il mondo è cambiato, e noi siamo mentalmente impreparati. Ora abbiamo miliardi di informazioni disponibili, e la vera difficoltà è la selezione di quelle utili, importanti. Il disallineamento tra le nostre abitudini mentali (raccolgo tutte le informazioni possibili) e le necessità del mondo in cui viviamo (scelgo le informazioni più utili, significative, importanti) è una delle grandi fonti di stress. Le mappe mentali sono particolarmente utili proprio per la gestione, selezione e memorizzazione delle informazioni.
Buona visione!

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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