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La ricerca dei pensieri felici - Esercizio

Peter Pan sa volare...

Peter Pan sa volare, richiamando un pensiero felice. Harry Potter sa evocare il Patrono, la massima magia protettiva, ricordando un pensiero felice. È solo magia per bambini?
Qualche tempo fa, come forse già sapete, sono stata piuttosto impegnata con un tumore al seno: operazione, chemioterapia, radioterapia. Ho avuto giornate pesanti, e intere settimane in cui non riuscivo né a leggere né a stare al computer. In pratica, ho avuto moltissimo tempo per pensare. 
E visto che i pensieri tristi erano fin troppo facili, mi sono cimentata con la lista dei pensieri felici.
Non ho imparato a volare, ma sicuramente sono riuscita a trovare qualcosa simile al patronum di Harry Potter: nonostante tutto mi sono ritrovata spesso a sorridere felice.
La lista dei pensieri felici serve ogni giorno, per affrontare la giornata, per superare i momenti difficili, per entrare nello stato d’animo positivo. Ma quali sono i pensieri felici, quelli che funzionano meglio?
Personalmente ho provato un po’ di tutto, e quelli che funzionano meglio sono quelli emotivamente coinvolgenti: in genere sono piccole cose, gli istanti perfetti.
  • Io ho cominciato con i sogni, i desideri, ma non funzionano. C’è sempre la parte più severa o più scettica che li demolisce. E sì che io sono una grande sognatrice!
  • Poi ho provato con i momenti di grande soddisfazione: la prima lettera di assunzione, la nomina a dirigente, l’acquisto della casa. Ma anche questi avevano una portata limitata.
E poi ho trovato i miei grandi pensieri felici: l’odore di una torta al cioccolato, i miei gatti che mi vengono incontro entrando in casa, il primo sorriso dei miei nipoti, l’espressione concentrata della mia nipotina, l’abbraccio di mia madre, momenti di particolare affetto di mia sorella, sguardi di mio marito, …
Come ho detto, piccolissimi istanti di emozione perfettamente felice. 
Pronti per affrontare la vostra lista?

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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