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In caso di emergenza

Ricalco e guida

Storia
La signora entrò in ambulatorio quasi di corsa, con espressione spaventata.
Dottoressa, mi aiuti, mi sento male!
Tutto, in lei, manifestava che stava dicendo la verità: il tono di voce tremulo, il parlare agitato, era pallida come un cencio.
Si lasciò andare sulla sedia più vicina.
Mi avvicinai, con aria calma e professionale, anche se avevo era decisamente una situazione insolita..
Si calmi, signora. Vuole che chiami un’ambulanza?
Ma che ne so! Sto male!
Adesso stava quasi urlando. Ma se aveva la forza di urlare forse la situazione non era così drammatica.
Allora decisi di inginocchiarmi a fianco della signora e, con voce agitata quanto la sua dire:
Mio Dio, signora! Cosa le succede?
Nniente?! Non so.
Le presi le mani tra le mie, respirai con calma, profondamente, e solo a questo punto cominciai a visitarla davvero 
Domande
Come sempre, non valutate la situazione dal punto di vista clinico, ma solo nell’ottica comunicazionale
  • Qual è l’atteggiamento più utile da tenere in situazioni di emergenza per interagire con una persona in evidente stato d’ansia?
  • Perché?
  • Questo vale solo in casi di emergenza?
Risposte
Qual è l’atteggiamento più utile da tenere in situazioni di emergenza per interagire con una persona in evidente stato d’ansia?
L’atteggiamento più utile è quello manifestato dal medico, che viene definito Ricalco e Guida. 
Perché?
La prima fase, il ricalco, serve per entrare in sintonia e far capire all’altro che la sua manifestazione non è “sbagliata”, che non c’è condanna verso di lui.
La successiva guida ha la funzione di riportare la persona in un comportamento più razionale ed equilibrato.
Questo vale solo in casi di emergenza?
No, vale in tutte le situazioni in cui desideriamo aiutare qualcuno guidandolo verso una modalità comunicativa diversa da quella che sta usando. Quindi è una modalità preziosa in situazioni di paura, ansia, ma è utile anche in molti altri casi.

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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