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Le ciliegie e la chirurgia

Riflessioni, pensieri e azioni in attesa di un’operazione chirurgica.

Nelle cose, io, ci metto tutto il mio impegno, sempre.

Così non faccio errori, ma faccio direttamente disastri.

E adesso ho scoperto che per me le operazioni sono come le ciliegie: vanno a due a due, e una tira l’altra.

  • Quando mi hanno diagnosticato il tumore al seno, non mi sono accontentata di una tetta: avevo il tumore e sono stata operata a tutte e due.
  • E poi, dopo un anno, operazione di ricostruzione.

Mi puoi dire che è banale: tutti fanno l’operazione di ricostruzione circa un anno dopo quella di rimozione del tumore.

Ma io sono andata avanti.

  • Nel 2021… peritonite, improvvisa, e operazione in chirurgia di urgenza. Però non mi sono limitata: mi hanno anche tolto le ovaie. Doppia operazione.
  • E adesso ho il laparocele, cedimento della parete muscolo-fasciale che sostiene l'addome, e devo essere operata. È una conseguenza, quindi direttamente collegato, all’operazione del 2021 (una tira l’altra), ma è parere del chirurgo che sia opportuno togliere anche l’utero, dal momento che è un organo a rischio dopo un tumore al seno e, una volta operato il laparocele, se è necessario riaprire la pancia è un casino: mi mettono una rete contenitiva, mica una cerniera!

Ecco: doppia operazione anche questa volta.

Devo completare gli esami e poi vado in lista d’attesa. Ci vorranno mesi, probabilmente diversi mesi, che devo utilizzare per dimagrire.

Più che una dieta sto organizzandomi per un quasi digiuno (nella mia vita ho messo in crisi diversi dietologi e ormai mi sono rassegnata che l’unica cosa per dimagrire è non mangiare). E poi… cerco di accantonare il problema: questa volta ho proprio paura, e mica posso passare i mesi di attesa in preda all’ansia!

Però i meccanismi di rimozione non è detto che funzionino, e neanche che servano. Così mi sono organizzata e mi sto organizzando per aiutarmi in tutti i modi.

Non nego la medicina ortodossa: considerando gli studi che ho fatto non potrei, ma credo che tutto vada integrato, e che tutto possa essere utile.

Negli ultimi anni ho studiato parecchio anche le nuove scoperte di neurofisiologia, argomento affascinante. All’università ho amato molto l’esame di fisiologia, ma c’erano molti aspetti confusi, o ignoti: buchi che la ricerca sta colmando ed è interessante che molte scoperte recenti siano una conferma scientifica di concetti tramandati da secoli. Tra questi le informazioni sui tre cervelli di cui disponiamo, tre reti neurali complesse che conoscono, elaborano, imparano e guidano: testa, cuore e pancia. (alcuni anni fa ho fatto anche un corso sull’argomento e conquistato un certificato di coaching con la tecnica di armonizzazione dei tre cervelli).

La pancia è la sede dell’autostima e del coraggio. 

Autostima piuttosto bassa, da sempre, ma ho imparato a conviverci e non mi ha mai limitato. 

Sul coraggio … potrei scrivere fiumi di parole. Non sono una fifona, anzi, e ho sempre affrontato anche le situazioni più difficili con ottimo sangue freddo. E allora? Perché la mia pancia è così incasinata?

Qualche risposta, vera o verosimile, comunque convincente, l’ho trovata.

Il coraggio ce l’ho: è la paura che mi frega.

Frase di Totò che rende bene l’idea. La mia è una paura atavica, sotterranea, probabile conseguenza dell’assenza di mia madre già nei primissimi anni di vita a causa prima della malattia e poi della morte. 

Per quanto elaborata in molti modi, quell’esperienza è sempre presente, incancellabile. 

Studia e cerca, scopro che il mio primo chakra è bloccato, e forse è vero.

Ho trovato un bel corso, me lo sono regalato, e ci sto lavorando.

Tutto aiuta!


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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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