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Che futuro per la nostra salute?

La combinazione tra pandemia e crisi economica fa riflettere sul futuro della nostra salute

Non è difficile, in questi lunghi mesi, farsi prendere dallo sconforto, o dal catastrofismo. Tutti i ritardi nelle visite di medicina preventiva, le difficili conseguenze psicologiche dei lock down e della pandemia in genere, lasciano facilmente prevedere problemi che si trascineranno a lungo. 

Non è neanche complicato dedicarsi alla caccia al colpevole: gli errori del passato in merito ai tagli economici e il quasi abbandono, soprattutto in certe regioni, della medicina di base e della medicina territoriale, sono ben noti e identificabili. 
Tutto questo, però, serve a poco per chi non ha voce in capitolo sulle grandi decisioni.
La vera domanda principale è se ciascuno di noi, come cittadino o come farmacista, può fare qualcosa per un futuro migliore in termini di salute. 
E la risposta è assolutamente sì, e non è nemmeno tanto difficile.
  • Come paziente è ora di cominciare a scegliere: è nostro diritto e nostro dovere. Molti pensano che il diritto di scelta del paziente sia sul cosa pensare, o quale farmaco assumere, e la pandemia ha messo in evidenza molti di questi problemi. Io credo che il diritto di scelta vada esercitato nell’avere un medico attento e disponibile, un medico che fa il medico e che sa comunicare. Possiamo iniziare cancellandoci da tutti i medici di base latitanti o inesistenti durante la pandemia.
  • Scegliamo medici e farmacisti informati, pronti a fornire consigli, consapevoli che un essere umano non è un organo in vitro da trattare, ma qualcosa di più completo e complesso.
È tempo di pretendere che chi scegliamo per supportare e gestire la nostra salute sappia comunicare: il totale disastro dei comunicatori televisivi, per quanto titolati, ha contribuito ad aggravare i danni della pandemia.

E poi la pandemia ha ulteriormente dimostrato e rafforzato il ruolo del farmacista. Il farmacista è forse il professionista della salute che gode di maggior fiducia, che non è mai stato messo in discussione, che sempre e da sempre rappresenta il riferimento del paziente.
Un farmacista sempre più aggiornato e professionale, sempre meno dispensatore di ricette e sempre più educatore, coach, supporto alle terapie, è uno dei percorsi che ormai molti Paesi hanno identificato come migliore opportunità per la salute pubblica, e il sostegno al singolo cittadino. 
Beh, è una bella responsabilità per il farmacista, ma anche una bella soddisfazione!

Autore: Carla Fiorentini 2 novembre 2024
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Autore: Carla Fiorentini 15 settembre 2024
Ero in farmacia, in attesa. Un’attesa piuttosto lunga visto che si trattava di una farmacia che fa il servizio di prenotazione degli esami e delle visite. Mi annoiavo ed ho cominciato a guardarmi attorno e, confesso, ad ascoltare le chiacchiere degli altri utenti in attesa. Mi ha fatto piacere incontrarti, ma perché vieni in questa farmacia? Non c’è la farmacia XXX più vicino a casa tua ? Sì, la farmacia XXX è decisamente più vicina, ma qui sorridono. Lì sono sempre scorbutici e a volte rispondono anche scocciati se chiedi informazioni. Forse è perché … Ecco. Smetto di ascoltare, e non saprò mai il presunto motivo per cui, nell’altra farmacia, sono scorbutici. Il dialogo è stato illuminante soprattutto per chi, come me, si occupa di comunicazione e management. Mi occupo, e preoccupo, di insegnare tecniche, di cercare le parole giuste, di spiegare modalità di comunicazione, di identificare esempi e suggerimenti, di incrementare hard skills e soft skills, ma ci si dimentica dell’essenziale: il sorriso . Entrare in farmacia, per qualunque motivo, e trovare il farmacista che sorride è un validissimo motivo per scegliere una farmacia invece di un’altra, magari più comoda. Però, attenzione, deve trattarsi di un sorriso vero. Esiste una netta differenza tra un vero sorriso e uno falso, voluto, determinato da movimenti volontari dei muscoli facciali. La differenza è dimostrabile tecnicamente, e per moltissime persone è percepibile a livello inconscio. Il farmacista che sorride non fa una smorfia movimentando le labbra all’insù: sorride veramente. Eppure anche il farmacista può avere problemi personali, attraversare un periodo nero, essere triste o preoccupato. Ciò che spesso dimentichiamo è che siamo noi ad avere uno specifico stato d’animo, e invece spesso ci comportiamo come se fosse lo stato d’animo, soprattutto se negativo, ad avere il pieno possesso di noi. È assolutamente possibile accantonare uno stato di infelicità per un certo periodo, dando spazio a veri sorrisi. Come? Qui le tecniche, gli esercizi e le riflessioni contenuti anche in questo sito, possono essere di aiuto: pensieri felici, meditazione, comunicazione, possono fare la differenza, quando è necessario. Ma il primo passo è personale: bisogna volerlo. Per quanto storte vadano le cose, ogni tanto si può dare una vacanza al dolore, dedicarsi agli altri, anche fornendo sorridendo la medicina prescritta o il consiglio richiesto.
Autore: Carla Fiorentini 15 settembre 2024
Da molti anni il mondo delle aziende utilizza quello che viene definito management by objective : gestione per obiettivi . Si tratta di definire uno o più obiettivi e perseguirli per un certo periodo di tempo. La scuola si è poi adeguata, anche se non sempre parla di obiettivi o di piani strategici, ma si affida ad una serie di sigle e burocrazie che, più o meno, hanno la stessa funzione. Parlare quindi di obiettivi per il nuovo anno scolastico è del tutto legittimo. Eppure … La gestione per obiettivi ha, da tempo, evidenziato una serie di limiti e problemi nel mondo aziendale , ed è triste vedere la scuola che, in ritardo, si adegua ad imitare anche gli errori dell’industria. Attenzione, però, non prendere questo come una scusa per non pianificare il nuovo anno alle porte, anzi. Si tratta di aggiungere, non di togliere. Se mi seguite sapete bene che io mi fisso una serie di obiettivi, in diverse occasioni, dunque apparentemente faccio qualcosa che ho appena dichiarato inutile. Dov’è il trucco? Gli obiettivi servono, funzionano, hanno un senso solo se inseriti in un contesto di Vision, cioè di aspirazione e desiderio globale di realizzazione di qualcosa di importante. La Vision offre il contesto da realizzare, gli obiettivi discendono da questo e permettono, a loro volta, di tradurre in azioni pratiche e giungere alla realizzazione concreta. Il consiglio è quindi di utilizzare queste ultime settimane prima dell’inizio delle lezioni per identificare la vostra Vision, in vostro sogno per il nuovo anno. Ti chiedi quali sono le differenze sostanziali tra obiettivi e vision? La risposta, per quanto limitata all'essenziale, è nella vignetta qui sotto. Gli obiettivi sono, sostanzialmente, contenuti anche nei programmi ministeriali. Personalmente suggerisco di dedicare un po' di tempo a ragionarci su, declinarli, scriverli con un linguaggio che risuoni. Tuttavia gli obiettivi sono fortemente razionali: cosa insegnare, come, in quali tempi, quali livelli di conoscenza far sviluppare negli studenti... In pratica, gli obiettivi servono per riempire il secchio delle competenze. La vision è il sogno da condividere e realizzare insieme alla classe, e ad ogni singolo studente. In pratica, quale fuoco accendere. Nella vision possiamo stabilire che tipo di atmosfera vogliamo creare, quali valori desideriamo trasmettere, che insegnante desideriamo essere, quale impronta lasciare per il futuro della classe e di ogni singolo studente, e molto altro.
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