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Caro paziente, ti aiuto io

Mi concedete uno sfogo?

Ho amici medici, conoscenti medici e talvolta mi capita di collaborare con dei medici. E recentemente mi sono mangiata la lingua per evitare una lite con uno di questi. Il motivo del contendere era se un’azienda farmaceutica che parla al farmacista di alcune patologie doveva limitarsi a trattare farmaci di OTC o doveva entrare in merito ai farmaci su prescrizione. Al di là dell’aspetto normativo (secondo me assurdo) che le aziende possono promuovere farmaci di prescrizione solo al medico, il dibattito era cosa interessa davvero al farmacista. Ho abbandonato la discussione quasi immediatamente, ma da essa sono nate alcune riflessioni, che desidero condividere.
  • Immaginate una paziente, anziana, che va regolarmente in farmacia. A volte porta la prescrizione medica, a volte chiede un consiglio. Un bel giorno chiede “qualcosa per il mal di testa”. Il consiglio verte su un FANS, ma ricordate che quella paziente è in terapia con inibitori di COX-2. Anche loro sono FANS, ma il medico non ha avvertito la paziente di evitare di associare antinfiammatori non steroidei. La mandate dal medico o valutate la situazione, dialogate con la paziente, cercate di consigliare qualche fitoterapico per il mal di testa?
Ma ovviamente gli inibitori di COX-2, perché farmaci su prescrizione, ve li siete studiati da soli, vi siete dovuti aggiornare per conto vostro, perché le aziende che li commercializzano, in parte per legge e in parte per scelta, vi hanno raccontato solo confezioni e prezzo 

Ed ecco un’altra situazione.
  • Un paziente è un consumatore di integratori, li ama alla follia. Poi, un giorno, arriva con una prescrizione del medico con farmaci che presuppongono la controindicazione di alcuni integratori, ma evidentemente lui non ha mai detto al medico di prenderli. Lo mandate dal suo medico, con il rischio che non vada, e voi perdiate un cliente, o gli spiegate, pazientemente, interazioni e rischi?
E che dire di tutti quei pazienti che vanno in farmacia, armati di ricetta medica, e di tutte le domande che non hanno fatto al medico o di tutto quello che non hanno capito durante la visita medica, prima di tutto la posologia dei farmaci? 

Secondo me il farmacista viaggia costantemente sul filo del rasoio, da un lato evitando di sovrapporsi al ruolo del medico, dall'altro fornire un vero e totale supporto al paziente.
E questo obbliga il farmacista ad essere costantemente aggiornato su tutti i farmaci, le interazioni, i meccanismi d'azione, come dimostrano i corsi ECM e i FAD a cui partecipiamo. Forse la legge dovrebbe considerare di più la realtà, e forse i medici e le aziende farmaceutiche dovrebbero...
E tu, cosa ne pensi?

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La comunicazione non verbale e paraverbale sono in diretto collegamento con il nostro inconscio. Così, conoscere almeno i primi rudimenti di comunicazione non verbale aiuta a conoscere meglio gli altri, interpretare il loro pensiero, comprendere i loro bisogni. Aggiungo, per chi ha già qualche conoscenza di programmazione neurolinguistica, che la postura, i movimenti, il tono di voce, contraddistinguono le tre tipologie: visivo, uditivo e cinestesico. Ciò che, invece, probabilmente tutti sappiamo, ma non ci soffermiamo mai a riflettere in merito, sono i collegamenti tra stato d’animo ed elementi di comunicazione non verbale, e come questi possano davvero aiutarci a vivere meglio. È importante ricordare che esiste un collegamento reciproco tra stato d’animo e non verbale . Mi spiego meglio. Qualunque sia la nostra postura abituale, quando siamo tristi o preoccupati la nostra prima, spesso inconscia, reazione è quella di abbassare le spalle, incassare la testa, abbassare i bordi delle labbra (una sorta di sorriso al contrario). Quando siamo allegri la nostra postura è esattamente l’opposto. E allora? Testa alta, sorriso stampato, spalle bene in fuori: credetemi, non risolve i problemi, ma cambia subito l’umore, e lo spirito con cui affrontare quello che non va. Analogamente: se siamo in uno stato d’animo d’ansia il respiro si fa più corto e affrettato, il tono di voce più acuto e le parole escono molto più in fretta. Uno sforzo volontario per respirare a pieni polmoni, modulare il tono di voce e parlare più lentamente … e l’ansia si attenua. Provare per credere!
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