Un cambiamento
Verso o via da?

La Storia
Buon giorno belle signore! Ci siamo! Lunedì cominciano i lavori di ristrutturazione. E in una settimana avremo una farmacia completamente rinnovata, dal colore delle pareti a tutto l’arredamento.
Anna, una delle due farmaciste, manifesta un vero entusiasmo.
Che meraviglia! Pensate: tutto nuovo, bello, funzionale. Anche un po’ più “nostro”, visto che abbiamo deciso insieme i mobili e i colori. Ma tu Lucia, non sei contenta? Hai un muso lungo! Oppure ti è successo qualcosa?
No, tranquilla, non è successo nulla. È solo che un po’ mi dispiace. La farmacia non è poi così male, sappiamo bene dove sono le cose, ci muoviamo a nostro agio. Invece non solo dovremo rimettere tutto a posto, ma per un bel pezzo non sapremo esattamente dove sono le cose.
In una farmacia? Guarda che l’ordine dei prodotti in magazzino non cambia. Avremo magari qualche cassetto al posto di uno scaffale, o viceversa.
Certo che voi due siete proprio come il giorno e la notte! Forse è per questo che andate così d’accordo. Anna si butta sempre in qualche nuova avventura, e Lucia non cambierebbe mai nulla: scommetto che hai ancora il vestito della prima Comunione!
Domande
Punti di vista diversi. Esiste un concetto di comunicazione che spiega perché Lucia e Anna vedono le cose così diversamente?
Risposte
Punti di vista diversi. Esiste un concetto di comunicazione che spiega perché Lucia e Anna vedono le cose così diversamente?
Sì, la PNL
(Programmazione neurolinguistica) ha identificato alcuni comportamenti e attitudini, definite Metaprogrammi, che permettono di capire il comportamento umano.
Ho trovato varie definizioni di “cosa sono” i Metaprogrammi:
- scorciatoie di pensiero
- euristiche di pensiero
- programmi interni che l'individuo utilizza (spesso a livello non consapevole) per decidere verso cosa ed in che modo dirigere la propria vita
- mappe delle mappe, metastrategie, automatismi attraverso cui una persona decide quale strategia adottare
Io penso ai Metaprogrammi come attitudini e abitudini che in condizioni di dilemma indirizzano spontaneamente le nostre scelte, le nostre strategie e i nostri comportamenti.
Il termine dilemma è stato scelto per il suo significato letterale: alternativa fra due contrastanti soluzioni e non per indicare il senso traslato del vocabolo: problema. Intrinsecamente nel dilemma non c’è dramma!
I metaprogrammi vanno spesso due a due e ciascuno di noi, in determinate situazioni, applica spontaneamente l’uno o l’altro: non esistono vie di mezzo.
Però va ricordato che non applichiamo necessariamente lo stesso metaprogramma in tutte le situazioni: ad esempio ci sono persone chiaramente Verso
in ambito lavorativo e Via da
nella propria vita privata, altri usano il referente interno nei loro comportamenti sociali, ma quando sono con la mamma il referente diventa esterno, e così via.
Uno dei Meta Programmi più utili e semplici da individuare è il “Verso o Via da”.
Possiamo, cioè, suddividere le persone in due gruppi:
Verso
= coloro che si attivano se spinti verso un obiettivo, desiderosi di raggiungere qualcosa di cui vedono i lati positivi
Via da
= coloro che si attivano per fuggire da un problema, evadere da una situazione di cui vedono i lati negativi
Alcuni testi identificano i “verso” come ottimisti e vincenti, e i “via da” come pessimisti e perdenti, ma sinceramente questa definizione mi sembra limitativa e pregiudizievole.
Lucia utilizza il meta programma “Verso”, mentre Anna è “Via da”.

La definizione di “ relazione di aiuto ” nasce nel 1951 quando Carl Rogers nel 1951 specificò che si tratta di " una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato ”. Carl Rogers è il fondatore del counseling . C’è spesso confusione tra relazione educativa e relazione di aiuto ma la confusione, a mio avviso, nasce in buona parte dal fatto che chi molto di quanto è stato scritto per argomentare le due tipologie di relazione nasce in ambito universitario e didattico, interessandosi più degli aspetti istituzionali che del lato pratico. Certamente chi educa aiuta, e chi aiuta educa , ma se ci riferiamo ad un contesto ben preciso, come quello dell’attività professionale quotidiana di un farmacista, ci sono alcune differenze molto specifiche. Ma in sostanza, serve davvero al farmacista conoscere le differenze? Il farmacista, in termini di comunicazione, svolge diversi ruoli e necessita di estrema flessibilità per passare da un ruolo all’altro o, meglio, per mettere in campo ogni volta le specifiche competenze che sono più utili. Per far meglio il proprio lavoro, o per affaticarsi meno nel farlo, è dunque utile conoscere e familiarizzare con i concetti basilari e le tecniche proprie di uno o dell’altro ruolo. Mi spiego meglio. Il farmacista vende . Non salute, ma prodotti. Le tecniche di vendita gli servono dunque per vendere meglio e anche per acquistare meglio, o saper controbattere ai venditori che incontra. Il farmacista consiglia . Il farmacista supporta il paziente e il medico per ottenere la massima adesione alle terapie. Il farmacista ha un importante ruolo sociale per migliorare salute e qualità di vita della popolazione. Le cose si complicano. Le tecniche di vendita non servono più, e in realtà non servono nemmeno quando il farmacista vuole passare dal puro atto di vendita alla più redditizia fidelizzazione del cliente. Ipotizziamo tre diverse situazioni, molto comuni nell’attività quotidiana. Il cliente presenta una prescrizione medica un po’ complessa e chiede aiuto per meglio comprendere e ricordare la posologia e la durata della terapia. In questo caso è ottimale far ricorso a tecniche di coaching , strumenti finalizzati al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Il cliente ha un problema, non sa che fare, vuole suggerimenti e consigli, non sa neanche se andare dal medico o no. È preoccupato, ma confuso. È la classica situazione della relazione di aiuto. Il cliente ha un problema di salute. È sotto controllo medico, ma ha letto su qualche sito un po’ di tutto, sa che deve modificare il suo stile di vita o la sua alimentazione. Qui il farmacista passa al ruolo di educatore sanitario : chiarisce i dubbi, elimina le sciocchezze, fornisce suggerimenti. Ma quali sono le tecniche, le regole del gioco nei diversi ruoli? Un po’ di pazienza …







