C’è ancora il medico di famiglia?
Sanità che cambia

Mancano i medici di base, ed è un problema serio.
Ogni volta che sento parlare della carenza dei medici in generale, e dei medici di base in particolare, sento salire la rabbia.
Quando facevo l’università io, le aule di medicina erano stracolme. Troppi medici, dicevano. Non calcolando quanti arrivavano effettivamente alla laurea e ad esercitare la professione. Troppi! Ci vuole il numero chiuso.
Ed ecco la genialata: numero chiuso senza valutare il fabbisogno di medici di lì a 10 o 20 anni. Una delle migliori cazzate della storia, e sì che i ministri dell’istruzione si sono sbizzarriti parecchio.
Ed eccoci a oggi.
Mancano i medici di base.
Visite specialistiche e pronto soccorso sono un rimedio peggiore del male.
Io sono fortunata: a Milano avevo una meravigliosa dottoressa che, in casi particolari, faceva anche visite a domicilio. Anche qui a Faenza mi è andata bene: ho trovato un centro di medici di base e una dottoressa giovane, preparata, disponibile.
Ma so che la mia è pura fortuna.
La popolazione invecchia. Le difficoltà economiche rendono imperativo il funzionamento del sistema sanitario. Già molti non si curano più.
Ed è cambiata anche la medicina specialistica.
Sono stata seguita per anni da un oncologo fantastico, attento, capaci di vedere il paziente nella sua totalità e di dare consigli utili.
Un esempio? Lui mi disse di evitare integratori con vitamina B12 perché sconsigliati al paziente oncologico, lui mi raccomandò di evitare la curcuma perché dannosissima per i miei calcoli alla cistifellea. Insomma, un medico vero.
Con una delle tante ristrutturazioni è cambiato l’oncologo e, quando mi sono presentata al controllo, mi ha detto: per quello che mi compete, le analisi vanno bene.
Per fortuna sono in grado di leggere le analisi, che non andavano per niente bene per aspetti non oncologici.
La maggior parte delle visite mediche, poi, ormai si svolgono con il medico che guarda al computer analisi ed esami vari, poi qualche volta fa una visita frettolosa, e scrive la ricetta che entra a sistema. Spiegazioni? Domande del paziente? Dialogo? Nulla di tutto ciò.
Abituata a questo, la settimana scorsa ho quasi abbracciato la mia nuova dottoressa quando mi ha consegnato un foglietto con le istruzioni per l’assunzione dei nuovi farmaci.








