Nell’attesa sappiamo che qualcosa accadrà. Può andar bene o andare storto, ma qualcosa accadrà.
Nel tempo sospeso non sappiamo. C’è, ovviamente, una sensazione simile, ma mentre l’attesa è proiettata verso uno specifico avvenimento, il tempo sospeso non ha traguardi, obiettivi, e tantomeno aspettative.
L’I Ching ha due esagrammi diversi per mostrare le due situazioni.
Nell’esagramma 5, L’attesa, si raccolgono le nuvole piene di pioggia, necessaria e desiderata, ma ancora non piove. Pioverà. Conosciamo il traguardo. Possiamo costruirlo, realizzarlo, ma non possiamo accelerare i tempi, né li conosciamo con esattezza. Questo è il vero tempo di attesa, in cui si mischiano paura e desiderio, in cui un errore, forse, può mettere a repentaglio il successo.
Nell’esagramma 9, La forza domatrice piccola, la metafora di riferimento è nuovamente entrambe legata alle nuvole, ma mentre nel quinto segno le nubi stanno salendo, la pioggia è certa, nel nono il vento sta radunando le nuvole. Non si può ancora attendere, ma ci si può preparare. È una sorta di momento di sospensione: non ci sono grandi attività in ballo, non ci sono progetti in corso, ma non si è nemmeno nel pieno del successo, quando ci si gode il momento: sospesi, forse un po’ insoddisfatti, aperti alla raffinatezza, pazienti. In questo “vuoto” positivo possono giungere nuove idee.
Io sto vivendo un tempo sospeso.
In realtà c’è un gran misto nelle mie giornate.
L’attività, per il lavoro che si prolunga (sono più lenta del solito) e i documenti della burocrazia italiana che ancora mi torturano.
L’attesa, di documenti che devono arrivare, pratiche da ultimare, la casa da vendere e poi…
Ma la sensazione principale è proprio quella del tempo sospeso perché i progetti del poi non sono definiti, e neanche in via di definizione.
Alterno momenti quasi filosofici, come quelli descritti, a tempi più terra terra: pensare di attendere la pioggia, o guardare le nuvole che si radunano, in giornate in cui non mancano certo i temporali, e tantomeno la pioggia, mi sembra ironico e anacronistico.
È tempo di lasciar venire sogni e progetti.